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Messina, con Toni Servillo il Vittorio torna ad animarsi

Uno spettacolo che da anni l’attore porta in giro con successo per tutta Italia, dove la lingua diventa la sola, vera protagonista di un viaggio tra i vicoli e l'anima della città partenopea

MESSINA. Jep, Jep, urrà. L'esultanza è d'obbligo quando Toni Servillo calca le scene, maestoso interprete d'una malinconia da Oscar per il suo Jep Gambardella, scrittore in crisi di «grande bellezza». Potrebbe anche essere un naturale talento comico ma finora gli spettatori hanno visto interpretazioni di personaggi (quasi) sempre odiosi, cupi, delusi o amareggiati. Uomo del Sud verace, classe 1959, non particolarmente bello («sono un attore di cinquantacinque anni e pure bruttino»), gioviale o simpatico (clamoroso il suo «vatten'affn...» rivolto alla giornalista di Rainews24, Elena Scotoni), Servillo è, comunque, una star: i cinefili lo identificano con il cinema d'autore mentre gli appassionati di teatro rivedono in lui il talento di Eduardo.

Al Teatro Vittorio Emanuele di Messina, Servillo legge Napoli da stasera fino a domenica prossima. Uno spettacolo da anni in giro con successo per tutta Italia, dove la lingua diventa la sola, vera protagonista di un viaggio tra i vicoli e l'anima della città partenopea. Servillo utilizza il dialetto che, però, alle orecchie dello spettatore di qualsiasi latitudine si trasforma in linguaggio corporeo e verbale universale, comprensibile anche per chi napoletano non è. E Toni Servillo, all'anagrafe con l'eroico nome scespiriano di Marco Antonio (da Afragola), lo scorso 30 aprile, è stato insignito della cittadinanza onoraria di Napoli durante una cerimonia in cui il sindaco Luigi De Magistris gli ha consegnato anche le chiavi della città («ma abito a Caserta per una scelta legata alla mia natura provinciale»).

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