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Vasco in tour, tappa a Messina: fare dischi mi annoia, vivo solo sul palco

CASTELLANETA MARINA (TARANTO). Il cappellino d'ordinanza calcato bene sulla testa, la forma fisica recuperata, un'energia e un entusiasmo che neanche un ventenne: Vasco ha iniziato il conto alla rovescia. Il 7 giugno riparte per un nuovo tour negli stadi da Bari, la "sua" Bari da quando è diventato Primo cittadino della Puglia Creativa e anche da quando, qualche anno fa, ha eletto Castellaneta suo buen ritiro. Dai matrimonio gay ("giusto che le coppie omosessuali abbiano gli stessi diritti delle altre, anche se in Italia con il Vaticano sarà dura che passi") alla sua famiglia ("un progetto che ho difeso da tutti, soprattutto da me stesso") passando per i ricordi di una vita passata in musica ("Una volta scesi dal palco e presi per il collo un tizio che mi insultava, continuando a cantare. Lì è nato il Vasco rock, prima ero solo un cantautore") e per il processo creativo della scrittura. Da quando ha cominciato a scrivere canzoni "per divertimento".

"Basta dire che ho 63 anni, ne ho 36, quelli passati sui palchi, dal primo nel 1979 in piazza a Bologna - scherza il Komandante, alla fine di una sessione di prove nella discoteca Cromie, l'ultima al chiuso, prima di trasferirsi per i ritocchi finali direttamente al San Nicola, davanti a una manciata di fortunati fan che ogni giorno lo hanno atteso per ore a caccia di un autografo o un selfie che lui non ha mai negato -. E' sul palco faccio sul serio, mentre quando scrivo è una sorta di gioco con me stesso, una seduta dall'analista. Non so neanche di cosa parlerò, né se riuscirò a finire il brano. E non mi interessa se poi piacerà. Inizio dalla prima frase e da lì si apre un mondo: quando arrivo alla fine è un miracolo. Ed è per questo che non so spiegare le canzoni".

C'è chi, in qualche caso, considera le sue canzoni provocatorie. "Quando un artista provoca tiene sveglia la coscienza", è la sua spiegazione. Eppure, fare dischi - sono 17 quelli che ha all'attivo - l'ha un po' annoiato. "A me piace più il processo creativo, non stare in sala d'incisione. E poi il mercato discografico è stato una bolla: non si poteva pensare di fare soldi solo cantando dentro un microfono e poi replicare quel suono in migliaia di copie". I concerti, invece, sono tutta un'altra cosa: "ti fanno entrare in contatto con il pubblico. E il nostro mestiere è quello: fare musica e portare gioia. E' sul palco che si vive".

E fu - spiega ancora Vasco - ai primi anni Ottanta che ebbe un'intuizione: "scrivere testi più sintetici e fare spettacolo. Sono cresciuto con Battisti, Mogol, Dalla, De Andrè, De Gregori, ma le loro erano storie raccontate. Io ho cercato di 'stringere' perché pensavo che la gente non avesse più tempo di ascoltare.

E' stato come passare dai romanzi dell'800 a quelli minimalisti dei nostri tempi. E' così è nato il mio stile dal punto di vista delle parole. Dal punto di vista musicale ho utilizzato il rock, perché o eri Baglioni o facevi rock - aggiunge -. Ma volevo portare sul palco, come vedevo fare ai Rolling Stones, lo show che i cantautori avevano mortificato a favore della sostanza. Volevo giocare a fare la rockstar e lo spunto sono stati i live di Pooh e Pfm".

E così, non sazio del tour che l'hanno scorso registrò tutti sold out nei 7 appuntamenti tra l'Olimpico di Roma e il San Siro di Milano, Vasco Rossi torna a "vivere" con il Live Kom '015, 14 date in otto città (dopo Bari, in programma tra giugno e luglio Firenze, Milano, Bologna, Torino, Napoli, Messina e Padova).

"Questo tour avrei potuto chiamarlo Sono innocente, come l'ultimo disco uscito, ma il Live Kom ormai è un marchio di fabbrica di uno spettacolo potente ed emozionante. Ma un concerto completamente diverso da quello dell'anno scorso. Sarà incentrato sulle canzoni dell'album nuovo. E la considero una questione di serietà da parte di un artista. Troppo comodo fare sempre e solo i classici. E' una sfida anche questa".

Su un palco che ricorda un'astronave, alla cui guida non può che esserci il Komandante, il via - dopo una intro con una rivisitazione di Zoya di Shostakovich - lo daranno proprio i primi due pezzi del disco Sono Innocente e Duro incontro. La prima parte sarà più dura, "la botta rock, più heavy oriented, ma non sono diventato heavy metal e non tirerò fuori la lingua", poi ci sarà un set acustico con l'unplugged Nessun pericolo, E... Luna per te, La noia, per finire con i classici. "Ci sono anche dei recuperi incredibili come Credi davvero. E le canzoni che non ci sono, ci sono tra le righe", spiega il Blasco mettendo le mani avanti sulle inevitabili assenze tra le perle delle sua produzioni.

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