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Tre «toscanacci» in tour fra comicità e burle, tappa a Taormina

TAORMINA. Galeotto fu Sanremo. Perché quei tre si divertono sul serio, sono amici da sempre e non vedevano l’ora di ritornare a lavorare insieme. Da quella serata a Sanremo – Carlo Conti conduceva il Festival e chiamò i due amici per un’ospitata – tra i tre comici si fa avanti l’idea di un tour estivo in cui proporre, ciascuno, i propri sketch salvo scambiarsi idee e duetti. L’idea è vincente sin da subito: il pubblico li ama, riempie i teatri e lo spettacolo è un successo.

E lo sarà anche al Teatro Antico di Taormina dove il trio arriverà il 6 agosto con il loro show live «Il Tour». Insomma, cosa succede se metti sullo stesso palco Giorgio Panariello, Leonardo Pieraccioni e Carlo Conti? Semplice, una reazione a catena di risate dal quale sarà impossibile sottrarsi e che rinnova, a vent’anni da «Fratelli d’Italia», il successo dei tre showman. «Ci eravamo ritrovati per il compleanno di Francesco Nuti e già avevamo buttato qualche idea sul tavolo – racconta Giorgio Panariello -, ma da Sanremo ci siamo messi a lavorare».

Ma se Panariello dovesse raccontare i difetti e i pregi degli altri? E al contrario. Insomma, facciamo il gioco. «Leonardo è troppo bello e non si è mai visto un comico bello. Non mi fa ridere perché lo guardo troppo – è Panariello a cominciare –. Il difetto di Carlo sta nel colore della sua pelle, se per caso sei accanto, sembri un malato. I pregi? Boh, vediamo. Insieme hanno avuto l’intuizione di mettersi accanto uno come me di grande successo, tra poco mi metteranno in una teca e mi porteranno in processione».

Tocca a Leonardo Pieraccioni. «Pregi Panariello non ne ha, tranne uno, che riconosce la mia bellezza. Difetti… più che un articolo, è un’enciclopedia: il più evidente è che si veste Alvaro Vitali in «Pierino la peste», ma si dimentica la sua età. E lo “intortano” con pantaloni che manco le scimmiette nei circhi. Ma di difetti ce ne sarebbero altri mille, anche dopo anni di terapia intensiva, con lui i selfie vengono mossi perché i colori sono troppo accesi. Conti, invece, è un grande professionista e un grandissimo millantatore. Sono 40 anni che dice di essere un formidabile pescatore, ma noi abbiamo passato una settimana in catamarano, e l’unico pesce l’ha preso la mia figliola piccola. Da 40 anni sostengo che i pesci lui li va a comprare: insomma, è un millantatore totale di pescheria. Il pregio, è che è bipolare: se ha un ospite in scena e succede qualcosa, lui va avanti come un treno e nessuno si accorge di nulla. Secondo me di Carlo Conti ce ne sono due, e uno guarda sempre la telecamera».

«Io sono Carlo Conti e sono un fuoriclasse – non si lascia mettere i piedi sulla testa lo showman -, certo questi due che non ammettono la mia grandezza come pescatore, mi fanno un po’ incazzare, ma alla fine a Letojanni li porto al ristorante, così poi la smettono. Giorgio Panariello è sempre in crescendo, la comicità toscana può anche non piacere, ma lui riesce sempre a fidelizzare il pubblico. E qui al Sud, la gente ci ama tutti». Conti, non sia così serio… «Allora, Panariello rosica dentro ogni volta che una vecchietta mi chiede un selfie. A Leonardo non viene mai detto che organizziamo pubblico che gli chiede autografi e alle 3 di notte noi andiamo a pagarli».

Ci sarà un filo invisibile tra uno sketch e l’altro: un filo fatto di amicizia, risate, preparazione comune e una linguaccia sciacquata in Arno, sulla falsariga di «Tale e quale show» con tanto di ospiti, amici in visita e monologhi. Sono passati vent’anni dal vostro debutto insieme. E nel 2037, come sarete? «Stiamo lavorando io, Leonardo e Panariello ad uno spettacolo teatrale nuovo – dice Carlo Conti – ma è anche vero che io non li voglio vedere nei prossimi vent’anni».

«Stiamo preparando la festa per le 6 mila ore di tv di Carlo Conti… siete tutti invitati. E poi faremo un film. Insieme», chiudono Panariello e Pieraccioni.

 

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