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Roberto Bolle: «Fra cioccolata e granite, danzerò in una terra antica»

Roberto Bolle and friends al Colosseo

Ballando ballando, passo dopo passo, Roberto Bolle arriverà il 29 luglio al Teatro di Taormina per l’ultima tappa del suo Roberto Bolle and friends. Occasione imperdibile per vedere sul palco il primo ballerino della storia a essere contemporaneamente étoile del Teatro alla Scala di Milano (dal 2003) e principal dancer dell’American ballet theatre di New York (dal 2007).

Quarantasette anni portati con leggiadria, Bolle incarna l’anello di congiunzione tra l’uomo, l’eroe mitologico e le divinità greche con quel suo fisico che pare forgiato dall’ellenico Fidia. Lui, l’Adone di Trino Vercellese, torna in Sicilia per la quarta volta (l’ultima al Teatro Greco fu per la Carmen di Alessandra Ferri che, nel 2007, ha danzato in coppia con lui il suo addio alle scene) e dice di «non vedere l’ora di immergersi nella bellezza di una terra forte e antica». Artista e conduttore, Roberto Bolle è anche l’autore di Parole che danzano (Mondadori electa), un libro che è quasi una confessione a cuore aperto della sua storia, che lui narra in prima persona, in una coreografia di pensieri, ricordi, paure ed emozioni che coinvolgono il lettore nella storia di un ragazzo che ha spiccato il volo da quel di Trino a soli otto anni (direzione Accademia di Vercelli), per poi arrivare a Milano a dodici. Tra addominali, dorsali, riscaldamenti e defaticamenti, la sua è una carriera che ha costruito a piccoli passi e, inutile negarlo, il corpo (più) bello tra i corpi di ballo è sempre stato il suo.

Chi vede Roberto Bolle quando si guarda allo specchio?

«Da ballerino, sono circondato dagli specchi. Quindi è ovvio che mi guardi non per narcisismo ma per lavoro. Vedo un artista che ha realizzato i propri sogni, felice del percorso che, con fatica, ha desiderato e voluto che poi ha ottenuto, una persona che vive della sua passione. E che è stata anche molto fortunata».

Oltre al corpo, cura anche la mente? Immagino che la concentrazione sia essenziale per raggiungere i suoi risultati di eccellenza.

«Ho un carattere che, sul lavoro, mi ha molto aiutato. Come persona sono tranquillo, per niente irascibile, non ho un carattere difficile e questo mi aiuta a superare e gestire le difficoltà e le pressioni sul lavoro e quelle legate alla visibilità e alla notorietà. Se qualcuno mi attacca, mi chiudo a riccio e mi proteggo».

Ma l’étoile dei due Mondi non perde mai la calma? Anche Bolle, nel suo piccolo, perderà la pazienza ogni tanto, no?

«Ieri, non m’è successo (ride). Ma il mio più forte grido di dolore è stato nel dicembre dello scorso anno, quando sono stato in audizione alla Camera dei deputati. Lì mi sono proprio incazzato e ho urlato la mia rabbia per la malagestione dell’arte che rappresento: oggi in Italia sono rimasti solo quattro corpi di ballo. Ho chiesto sostegno per un settore che attira tante persone e che, invece, negli ultimi decenni, è stato depauperato, diventando la Cenerentola delle arti. Lo trovo inaccettabile. Io non danzo solo per me: io danzo per le future generazioni».

Si sente più narciso o egocentrato?

«Entrambe le cose, con moderazione. Ma credo sia abbastanza normale esserlo per chi fa il mio lavoro. Confesso quindi di non esserne immune ma lo trovo inevitabile».

Nei giorni scorsi ha fatto notizia la sua presa di posizione nei confronti di ballerini russi che, come segnale politico, non saranno invitati ai suoi spettacoli.

«Il punto di partenza della questione è che stiamo tutti vivendo un momento difficile, oltre che delicatissimo. Mi pare superfluo ripetere che io non sono razzista, ma, così come in altri ambienti, credo si debba dare un segnale. Spero solo si possano riprendere al più presto i contatti di collaborazione. Il mio cast è chiuso già da tempo e c’è un ballerino russo, ma fa parte del Royal Ballet di Londra».

Qual è il suo rapporto con la Sicilia?

«Una terra meravigliosa che non mi lascia mai indifferente: una regione piena di bellezza. E io amo la leggerezza e la bellezza dei luoghi. Adoro il latte e la granita di mandorle e vado matto per il cioccolato di Modica. Ma anche una banale pasta con pomodoro e basilico per me è Sicilia: è nella semplicità che si esalta l’eccellenza».

Cosa bolle in pentola nel suo futuro?

«Quella al Teatro Greco di Taormina sarà l’ultima tappa del tour estivo Roberto Bolle and friends. Dopo, mi concedo due settimane di riposo prima di ripartire per Brisbane a fine agosto, quindi Milano a settembre».

Cosa la rende felice?

«Una tavoletta di cioccolata. Di Modica, possibilmente».

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