«Se a un padre uccidi il figlio, resta attonito e incapace di muoversi, di pensare, di guardare avanti». Non solo ti rinchiudi in te stesso, ma decidi di andare via: e Antonio Presti ha deciso, l’Atelier sul mare non riaprirà, almeno non per il momento; e probabilmente le camere d’arte firmate dai protagonisti del Novecento migreranno in un altro luogo, lontano (ma non lontanissimo) da Tusa.
Il giorno dopo l’annuncio dell’accordo tra la Regione Siciliana e la Fondazione, Antonio Presti parla di visioni, di futuro, di amore e rispetto, ma non nasconde il grande dolore che il territorio gli ha imposto quando il suo Atelier sul mare è stato coinvolto in una bagarre burocratica di mancate certificazioni e ha chiuso le porte. «È stata una grande ferita emozionale, non mi hanno compreso né le istituzioni né il territorio: l’Atelier è stato il figlio messo al mondo quarant’anni fa, essermi trovato coinvolto in un dibattito rigido, amministrativo, ha sotterrato tra le pietre della spiaggia l’abbraccio del mio cuore. La mia idea di donare l’albergo al Comune di Tusa è finita e tramontata, c’è ancora il morto in casa, il sindaco di Tusa non si è mai fatto vedere, non ha cercato una mediazione. E io dovrei riaprire? Non me la sento. Preferisco smontare le opere d’arte e andare via». Un museo di arte contemporanea, ogni stanza è un respiro d’artista, cancellarlo non avrebbe senso: Antonio Presti ha più volte sottolineato che andava trattato come un museo e non come una struttura recettiva. «Io non sono il bancomat del territorio, gli interessi non possono frangersi su uno o più documenti. Lo ricostruiremo in un altro luogo».
Magari a Palermo? «Non ce la faccio, devo completare Librino e proteggere la Fiumara. A chi rimarrà quando io non ci sarò più? Sono convinto che solo ringraziando l’ingratitudine, puoi continuare ad andare avanti». Sembra una frase fatta, ma Antonio Presti crede profondamente in certi tempi che, in pieno Terzo Millennio, sembrano svuotati da ogni altro significato. «È la visione del futuro, lo sguardo su tutto il patrimonio creato, per trovare un senso: non consegnando quello che hai fatto, ma pensando a quello che si farà. Un artista quando crea, pensa di aver esaurito il percorso: io immagino il domani».
In questo senso oggi arriva un importante sostegno dalla giunta Schifani. In passato la vicinanza all’ex presidente Crocetta aveva fatto accendere una luce in più sul suo lavoro. «Posso solo ringraziare Renato Schifani per la disponibilità che mi ha manifestato in prima persona. E quando un presidente si impegna e sceglie di fare, non esiste alcuna tensione politica, si va avanti insieme. La Regione è in debito con me perché io ho donato la mia vita per il bene pubblico e il territorio. È un segnale di rispetto ma anche di compensazione di quarant’anni di lavoro, lo apprezzo molto».
Il sostegno della Regione guarda alla salvaguardia della Fiumara ma anche alla formazione dei giovani: un protocollo d’intesa che, su proposta dell’assessore regionale ai Beni culturali Francesco Paolo Scarpinato, ha ricevuto l’apprezzamento della giunta regionale e avviato un gruppo di lavoro che coinvolge Beni culturali e del Turismo. La Regione ha garantito alla Fondazione Presti 340 mila euro per la prima edizione della Triennale della contemporaneità: opere e artisti innovativi che possano alimentare l’immaginario della fondazione all’interno di Fiumara d’Arte, il Magma-museo di Librino e Il belvedere dell’anima sull’Etna.
«La nostra è una società senza memoria, senza cultura e senza sogni: riuscire a consegnare ai giovani di domani, un sogno di bellezza e sperimentazione, è qualcosa che mi resta dentro e sana tante ferite. È la palestra della visione del futuro, e la Triennale sarà la macchina per educare e formare, attiverà una rete tra tutti i licei artistici e le accademie siciliane. Chiedetevi, quali saranno domani le professionalità preposte al controllo e al commento? Dobbiamo formare non soltanto gli artisti ma anche i critici e gli storici dell’arte. È il valore della differenza».
Fiumara, Librino, il nuovo progetto sull’Etna. «Con il presidente Schifani stiamo studiando un modo per proteggere la Fiumara, il suo restauro, la fruizione. Un Parco del contemporaneo, protetto dalle istituzioni regionali? Potrebbe essere questa la strada. L’Etna ospiterà invece la nuova visione del Rito della luce che coinvolgerà tutti i comuni: togliere la cecità e consegnare la visione dell’invisibile, perché qui c’è la bellezza. In una società contemporanea che si misura a colpi di like, creare un percorso spirituale alla Madre Etna, sarà bello e importante».
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