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Milazzo, altro «no» alla centrale a biomasse

La motivazione dell’Ente al nuovo impianto: «Si ravvisano gravi criticità nella progettazione che contrastano con le specifiche vocazioni del territorio»

MILAZZO. Non c'è più spazio per la costruzione di nuove industrie nell'hinterland milazzese, area ad alto rischio ambientale. Nemmeno per quelle che, sulla carta, potrebbero essere "pulite" e non inquinanti. Ma dopo l’incidente alla Raffineria tutto è diventato molto più complicato e la paura di nuovi incidenti frena ogni slancio,

È di ieri, la notizia che anche la Soprintendenza ha detto "no" alla realizzazione di una centrale elettrica alimentata a biomassa da realizzare nella piana del comune mamertina. Lo stesso Ente, interpellato, in una nota ha espresso parere negativo, in quanto si ravvisano "gravi criticità nella progettazione che contrastano con le specifiche vocazioni del territorio". Per la verità, una prima istanza era stata già respinta nei mesi scorsi dal comune di Milazzo che aveva ritenuto non applicabile la denuncia di Procedura Abilitativa Semplificata (PAS), "ricadendo l'impianto su area sottoposta a tutela ai sensi del D.Lgs. n. 42/2004", diffidando anche la ditta che aveva presentato la proposta, la "Redis srl" di Barcellona. Successivamente, dopo la bocciatura del comune, la ditta comunicò di aver avviato una nuova procedura finalizzata al rilascio dell'autorizzazione unica presso l'Assessorato Regionale all'Energia. La società, oltre che al comune di Milazzo, aveva presentato altre richieste in diversi comuni del messinese, ricevendo, però, da tutti il diniego. Adesso il pronunciamento della Sovrintendenza, acclara che il territorio non è nelle condizioni di sopportare alcun insediamento di natura industriale per quanto lo si definisca "ecocompatibile". Tra l'altro anche i rappresentanti dei cittadini avevano manifestato il proprio dissenso ad una tale iniziativa.

«Non è possibile - afferma l'associazione SOS Consumatori - che dietro queste operazioni si stia cercando di intercettare finanziamenti pubblici provenienti dal rilascio di certificati verdi conseguenti alla realizzazione di questa centrale. Una centrale a biomasse è un inceneritore camuffato che brucia la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali ed urbani».  Secondo i rappresentanti dei consumatori, «la costruzione di un impianto di questa portata porterebbe più inquinamento nelle nostre aree e pur bruciando materiale per definizione "biodegradabile", le emissioni di polveri fini ed ultrafini, metalli pesanti, diossine fino a un raggio di circa 20 chilometro , saranno sempre presenti, con grave danno per la nostra salute». Altro aspetto sottolineato riguarda gli approvvigionamenti. «Il nostro territorio — si fa rilevare — non è in grado di fornire le ingenti quantità di colture necessarie per il funzionamento della stessa per cui si renderà necessaria l'importazione di oli provenienti da altri paesi».

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