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Gestione servizio idrico, stop al piano di espansione di Publiacqua in Sicilia

Il voto contrario di Acea e di alcuni Comuni soci dell'impresa che gestisce acquedotti in Toscana blocca il piano per la partecipazione alle gare di Messina e Siracusa

Stop di Acea e di alcuni Comuni soci al piano per l’espansione in Sicilia ipotizzato per la partecipata fiorentina Publiacqua, controllata dalla multiutility toscana Alia spa alla cui guida c’è il manager Alberto Irace.

Nell’assemblea dei soci di Publiacqua non è stata raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi per approvare il piano di partecipazione agli appalti per il servizio idrico degli acquedotti di Messina e Siracusa. Publiacqua finora serve un milione di utenti degli acquedotti dell’area di Firenze, Prato e Pistoia. Ora, però, Alia, la holding che nella stessa area si occupa di raccolta e trasporto dei rifiuti alle discariche, aveva progettato di portare la controllata Publiacqua a operare in Sicilia. L’amministratore delegato ha presentato ai soci un documento per concorrere a gare da 4 miliardi di euro di importo totale in Sicilia, su territori che comprendono un milione di utenze in 110 comuni. Anche se ha prevalso il «sì» con il 53,5 per cento, non è stata raggiunta la maggioranza richiesta. Il 46,5 per cento di no, che ha fatto bocciare l’atto.

Per ragioni diverse hanno votato contro sia la holding di Roma, Acea, che ha il 40%, sia una serie di Comuni che non hanno devoluto le loro quote alla capogruppo Alia (partecipata dai Comuni dell’area Firenze-Prato-Piatoia-Empoli che controlla col 53% Publiacqua) e hanno fatto pesare le loro posizioni indipendenti, votando contro con il 7% circa complessivo. Più sindaci hanno evidenziato «l’inopportunità dell’operazione» in Sicilia, fuori dall’area fiorentina. Tra i Comuni che hanno detto no al piano ci sono Sesto Fiorentino, Vaglia, Agliana, Calenzano, San Giovanni Valdarno, Cavriglia.

Il voto contrario di Acea al piano per l’espansione in Sicilia della partecipata fiorentina Publiacqua, viene spiegato in una nota, «è volto a tutelare gli interessi della società». Nella nota viene specificato che «un esteso ampliamento sia territoriale sia oggettivo delle attività della società, è in contrasto con i principi posti dal Testo unico in materia di società a partecipazione pubblica e, in particolare, con quelli posti dall’art. 4 del Testo unico, relativo ai limiti oggettivi dell’orizzonte di attività delle società a partecipazione pubblica».

«Quando l’articolo 4 consente che le società a partecipazione pubblica siano costituite e che si occupino di “produzione di un servizio di interesse generale” - spiega Acea - non può che riferirsi a quei servizi di interesse generale che siano in qualche modo imputabili alla missione delle amministrazioni pubbliche che rivestono la qualità di socio e che controllano la società. Quindi, la predetta estensione sembrerebbe in contrasto con la composizione societaria di controllo e con le congenite limitazioni territoriali. Trattandosi del rispetto di norme imperative, poste a tutela dei principi di concorrenza e di privatizzazione ed oltretutto affidate dal Tusp alla vigilanza della Corte dei Conti, si chiede in proposito un approfondimento affidato ad un legale indipendente».

Inoltre, si sottolinea che, «la società è stata costituita a seguito di una gara pubblica con l’obiettivo di gestire il servizio idrico della città di Firenze e dei Comuni ricadenti nella Conferenza Territoriale 3 Medio Valdarno. Ciò rende incompatibile anche la focalizzazione della società su gare riguardanti l’erogazione del servizio idrico sul territorio nazionale, e quindi potenzialmente anche in Regioni territorialmente lontane, data l’ovvia incertezza e la conseguente instabilità nel core business della società. - prosegue Acea -. È necessaria, per proteggere l’utilità sociale, una focalizzazione degli sforzi sull’ambito territoriale di Firenze e dei Comuni ricadenti nella suddetta Conferenza Territoriale 3 Medio Valdarno per dare un futuro certo alla società, lavorando per l’allungamento dell’attuale concessione e per il conseguente mantenimento dei livelli occupazionali nel territorio».

Allo status concessorio, che incide sulla continuità aziendale, si aggiungono poi considerazioni di ordine organizzativo ed industriale, che rendono particolarmente complessa la partecipazione a gare sul territorio nazionale.

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