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Da Messina in Ucraina per la guerra nel Donbass, arrestato un combattente mercenario

Arrestato un 'combattente mercenario' messinese, impegnato in un conflitto armato nell’Ucraina e legato al livornese Andrea Palmeri, detto «il generalissimo». I carabinieri del Ros, con il supporto dei Comandi provinciali di Messina e Lodi, nell’ambito dell’operazione «Ivan», hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Messina a carico di un messinese di 28 anni, gravemente indiziato della violazione della norma che ha ratificato la Convenzione internazionale di New York del 4 dicembre 1989 sul contrasto al fenomeno dei 'mercenari'.

Le ricerche si sono svolte a Messina e Lodi, ultimi domicili del nucleo familiare del ricercato, e contestualmente sono state attivati i canali di cooperazione internazionale per l’esecuzione del provvedimento all’estero, dove il destinatario si sarebbe trasferito dal 2016 per svolgere quella che la Convenzione di Ginevra del 12 agosto 1949 definisce attività di «combattente illegittimo».

Il giovane, dopo essere stato reclutato in Italia, combatteva - in cambio di un corrispettivo economico - al fianco delle milizie filo-russe nel conflitto armato che, a partire dal 2014, si è sviluppato nel Donbass (Ucraina orientale), tra l’esercito ucraino e truppe filorusse, senza essere cittadino di quello Stato, né stabilmente residente. Gli viene, pertanto, contestata anche l’aggravante della transnazionalità, poiché le condotte si inquadrano in un gruppo organizzato, impegnato in attività criminali in più di uno Stato.

I militari dell’Arma hanno eseguito anche perquisizioni finalizzate alla ricerca di materiale che potrebbe definire il ruolo di eventuali facilitatori che avrebbero agevolato e sostenuto, anche finanziariamente, le attività dei mercenari nel Donbass. Le indagini, avviate nel 2019 e coordinate dalla Dda di Messina, diretta dal procuratore Maurizio de Lucia, si sono avvalse anche dell’analisi dei flussi finanziari internazionali e dei dati forniti da Facebook sulla base di una commissione rogatoria con gli Stati Uniti avviata dalla Procura peloritana.

Èstato, in tal modo, possibile documentare che operava come combattente mercenario nella regione del Donbass, ove si era stabilito dal 2016, condividendo mediante i social network le proprie attività militari con congiunti e amici, alcuni dei quali gli chiedevano consigli e indicazioni per intraprendere la medesima attività. Ha trovato, inoltre, conferma l’esistenza e l’operatività di una struttura organizzata attiva nell’area Italia-Ucraina e dedita al reclutamento e al finanziamento di mercenari destinati ad integrare le fila delle milizie separatiste filorusse nella regione del Donbass, già emersa da un’analoga attività condotta dal Ros nel 2018.

Il circuito coinvolge soggetti provenienti da diverse regioni d’Italia che hanno intrapreso l’attività di «combattenti», schierati a fianco delle milizie filorusse e contro l’esercito regolare ucraino nei territori contesi delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk e, in tale contesto, particolarmente allarmanti sono risultati i rapporti dell’indagato messinese con altri mercenari e, in particolare, con Andrea Palmeri, livornese, detto «il generalissimo», già destinatario di un mandato di arresto europeo in quanto ritenuto responsabile di arruolamento/reclutamento di mercenari a scopo terroristico/eversivo ed associazione per delinquere.

Il fenomeno dei mercenari nella regione del Donbass è stato ripreso anche da alcune trasmissioni televisive nazionali e si inserisce nella complessa vicenda diplomatica e geopolitica che recentemente ha fatto registrare una presa di posizione del Parlamento europeo.

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