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Da "Rivoluzione siciliana" alle proteste in mutande: la carriera politica di De Luca

MESSINA. L’immagine più nota dell’istrionico ex sindaco, ex deputato regionale e neo eletto parlamentare regionale Cateno De Luca è quella in cui è coperto dalla bandiera della Trinacria dalla pancia in giù e tiene nella mano destra un pinocchio di legno e nella sinistra una bibbia. Era il giorno della protesta perché era stato escluso dalla commissione Bilancio dell’Ars, in base alle norme per l’equilibrio delle rappresentanze dei gruppi parlamentari.

De Luca, 45 anni, arrestato oggi, nato a Fiumedinisi nel messinese, comune di cui è stato sindaco, eletto nel 2003, sposato con due figli, agli arresti domiciliari per presunta evasione fiscale, negli ultimi 15 anni è salito più volte alla ribalta del mondo politico siciliano e non solo per le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto.

Nel 2006, dopo aver appurato di avere una platea ampia di elettori De Luca si candida alle regionali e viene eletto nella lista del Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo. Nello stesso anno si presenta in mutande a palazzo dei Leoni, sede della Provincia messinese, per protestare contro i tagli della fornitura d’acqua alle Eolie.

Nel marzo 2007 si dimette da vicesegretario del Mpa e fonda l’associazione politico-culturale Sicilia vera, che poco tempo dopo diventa formazione politica. All’Ars De Luca si fa notare perchè si scaglia contro deputati della maggioranza dipingendoli con frasi a effetto: a Francesco Cascio di Forza Italia dice di essere «un baronetto, politicante di regime che sperpera denaro pubblico», a Salvino Caputo dice di essere «un ciarlatano di piazza», al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè dice di aver «legalizzato le assenze dei deputati» e al governatore Totò Cuffaro dice «non ho stima di lei».

Nel febbraio 2008, dopo aver raggiunto la notorietà per le sue azioni eclatanti De Luca torna nel Mpa e alle elezioni regionali viene rieletto. Nell’ottobre dello stesso anno aderisce al nuovo gruppo "Forza del sud’' ispirato da Gianfranco Miccichè con cui rimane fino a febbraio 2011. Nel giugno 2011 la prima grossa grana giudiziaria: De Luca, in qualità di sindaco di Fiumedinisi, viene arrestato col fratello Tindaro, un funzionario del Comune e il presidente della Commissione edilizia, per abuso d’ufficio e concussione. Avrebbe gestito gli appalti pubblici, il cosiddetto «sacco di Fiumedinisi» per proprio tornaconto.

Dopo il rientro all’Ars, sei mesi dopo, attacca il pm che lo ha indagato e fa esposti contro la procura messinese. Nel maggio 2012 De Luca viene eletto sindaco di Santa Teresa Riva (Me) e a luglio si dimette dall’Ars «per iniziare la mia rivoluzione in Sicilia» dice. Fonda il movimento ''Rivoluzione siciliana" con cui si candida alla presidenza della Regione nel 2012: prende l’1,2% dei voti.

Nell’aprile scorso ha annunciato di candidarsi alle elezioni comunali come sindaco di Messina. Intanto viene condannato dalla corte dei conti a 13 mila euro per le «spese pazze» dei gruppi all’Ars. Arrivano i giorni delle candidature alle regionali. De Luca viene definito «impresentabile» dal candidato governatore M5s Giancarlo Cancelleri per i processi in corso: il pm ha chiesto una condanna a 5 anni di carcere per il «sacco di Fiumedinisi».

Lui ribatte e annuncia querele. E’ candidato nella lista provinciale messinese: «Sicilia vera - Libertas - Rete democratica - Udc» ottiene più voti di tutti, 5418 preferenze, e viene eletto. Su Facebook ieri scrive: «Cercherò di ringraziare tutti voi uno ad uno per il risultato che abbiamo raggiunto. Per ora non sto rispondendo a nessuno sia al telefono che per messaggio perché sono concentrato con i miei legali in quanto il 9 novembre ho l’ultima udienza dell’ultimo processo che riguarda il mio calvario giudiziario che dura dal 27 giugno 2011 con 14 procedimenti penali già chiusi a mio favore. Vi chiedo scusa».

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