«È fallimentare puntare su un’opera dagli elevatissimi e insostenibili costi ambientali, sociali ed economico-finanziari, come il ponte sullo Stretto di Messina». Lo scrive il Wwf in un comunicato.
«Il governo ritiene che la strada sia spianata - prosegue la ong -, ma il General Contractor Eurolink (capeggiato da Webuild) che ha progettato il ponte sospeso non ha mai prodotto gli approfondimenti tecnici ed economico-finanziari sul progetto definitivo del 2010, richiesti dal governo Monti nel 2013, né il progetto ha mai superato la fase conclusiva di valutazione di impatto ambientale».
Il Wwf ricorda che «a fronte dell’oneroso costo prudenziale dell’opera di 8,5 miliardi di euro (stima del 2010), il project financing è stato escluso nel 2021 dal gruppo di lavoro nominato dall’allora ministro alle infrastrutture Giovannini, perché appare evidente che la brevità del percorso di attraversamento e delle relative opere connesse non consente di prevedere un numero di pedaggi a carico degli utenti in grado di consentire un’operazione di project financing». Inoltre «coloro che ogni giorno si muovono tra le due sponde non sono più di 4.500 persone, e il 76,2% degli spostamenti dei passeggeri è locale e senza auto al seguito. Il che comporta che la realizzazione di un’opera così costosa sia in fase di cantiere che a regime sia interamente a carico della finanza pubblica».
Il Wwf ricorda poi che «dal punto di vista ambientale tutta l’area dello Stretto di Messina è ricompresa in due importantissime Zone di Protezione Speciale, ai sensi della Direttiva comunitaria Habitat. La Commissione Via del Ministero diede nel 2013 un parere negativo sul progetto definitivo del ponte proprio a tutela dello Stretto, importantissimo luogo di transito per l’avifauna e per i mammiferi marini».
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