Le questioni sono due, e la prima è sicuramente più delicata, perché investe direttamente gli abitanti delle Eolie, delle Egadi e di Ustica: dopo il pronunciamento della magistratura contro la richiesta di dissequestro delle nove navi Caronte & Tourist oggetto di blocco giudiziario, e dopo che la stessa compagnia ha rescisso il contratto con la Regione, cosa accadrà al trasporto passeggeri e (soprattutto) merci da e per le isole minori della Sicilia? Il vettore, da ieri ufficialmente sul libero mercato, ribadisce che, «nelle quantità e nelle modalità consentite dalla considerevole riduzione dei mezzi determinata dal sequestro», si impegnerà al massimo a mantenere i collegamenti attuali e, «nei limiti del possibile», con le stesse tariffe.
Ma i sindaci coinvolti temono il peggio e rimarcando di aver appreso del cambio di rotta a cose fatte, dai media, chiedono di essere ascoltati quanto prima dalla Regione Sicilina. Tra questi, il primo cittadino di Santa Marina Salina, Domenico Arabia, che ha «più di un dubbio sul fatto che la Caronte prosegua i servizi», non solo e non tanto per l’estate in corso, «ma per i mesi successivi, quando ci saranno meno turisti, meno abitanti e meno carichi da portare: una volta persi i contributi regionali, che interesse avrà la compagnia ad operare sulle nostre isole anziché scegliere altre mete?. Il gioco potrebbe non valere la candela, a meno di non aumentare il prezzo dei viaggi. Intanto, proseguono i disagi nel trasporto merci. Un esempio? Il 17 luglio c’è la festa patronale, e per avere i fuochi d’artificio dovrò pagare di più: visto che la nave che li trasportava è ferma, sono costretto ad appoggiarmi a un traghetto che ferma a Lipari. E ho citato solo l’ultimo dei problemi». Preoccupatissimo anche il sindaco di Ustica, Salvatore Militello, «perché se già adesso siamo nei guai, dovendo fare a meno di una imbarcazione, il passaggio della Caronte al libero mercato potrebbe peggiorare il quadro. È un momento di grande incertezza».
Non meno impensierito il presidente Renato Schifani, il cui obiettivo, «da qui ai prossimi giorni, oltre che a interloquire con il vettore, sarà quello di riattivare nuovi bandi. Il problema è che le ultime gare sui trasporti pesanti – al netto della Caronte & Tourist - sono andate sempre deserte. Per quanto ci riguarda, continueremo a vigilare affinché i collegamenti vengano mantenuti. Detto ciò, stiamo parlando di una società seria: sono certo che manterranno l’impegno preso con le comunità locali».
Resta poi una seconda questione, legata ai motivi della risoluzione contrattuale con la Regione, avvenuta nel bel mezzo dell’estate, meno di tre mesi prima della scadenza della proroga. La compagnia ribadisce che la decisone è legata alla «situazione di incertezza» sul destino dei traghetti bloccati, acuita dell’esito negativo dell’istanza di riesame del sequestro. Ma la domanda resta aperta: perché rinunciare ai contributi pubblici e interrompere la convenzione? Sullo sfondo, il nodo giudiziario che ha motivato il fermo, agganciato al capitolo «trasporto passeggeri con ridotta mobilità», che la Caronte, proprio sulla base del contratto regionale, in ossequio ai requisiti della gara da 44 milioni di euro indetta nel 2016, si era impegnata a garantire, sostenendo tutt’oggi di avere «le condizioni di piena agibilità delle navi allo stato negate», mentre la Procura gli contesta di non essere a norma.
Nel frattempo, sulla vicenda torna a farsi sentire l’opposizione, con le deputate Ars M5s Cristina Ciminnisi e Roberta Schillaci, secondo le quali «la rescissione del contratto di servizio da parte della Caronte & Tourist è l’ennesimo vulnus per gli abitanti delle isole minori, che a causa di questa vicenda paradossale saranno costretti a pagare il prezzo più alto. Se si è arrivati a questo punto, però, bisogna prendere atto, politicamente, che c’è una precisa responsabilità per l’assenza di controlli da parte della stessa Regione, mentre il M5s, nella scorsa finanziaria, aveva istituito un Comitato di vigilanza proprio per sovrintendere al rispetto degli accordi. Adesso bisogna spacchettare i bandi, in maniera da aprire il mercato».
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