«Quei fondi europei per l’agricoltura dovevano andare agli agricoltori onesti, quelli che oggi giustamente protestano, e non certamente ai mafiosi». Lo ha dichiarato, commentando gli arresti di questa mattina nell’ambito della nuova operazione contro la cosiddetta «mafia dei pascoli», Giuseppe Antoci, presidente onorario della Fondazione Caponnetto e già presidente del Parco dei Nebrodi, sfuggito nel 2016 ad un attentato mafioso.
I reati contestati nell’operazione sui Nebrodi delle forze dell’ordine ruotano soprattutto attorno al lucroso affare dei fondi europei per l’agricoltura in mano alle mafie contrastato con il cosiddetto «Protocollo Antoci», ideato e voluto dall’ex presidente del Parco dei Nebrodi e, dal 27 settembre 2017, legge dello Stato. Un meccanismo interrotto, appunto, da quel Protocollo che Antoci ha fortemente voluto, che ha posto le basi per una normativa che, come si evince dalle tante operazioni antimafia, consente oggi a magistratura e forze dell’ordine di porre argine ad una vicenda che andava avanti da tanti anni.
«Grazie di cuore - dichiara ancora Antoci - alla Dda di Messina, ai carabinieri, alla guardia di finanza e alla polizia di Stato. L’operazione di oggi evidenzia, ancora una volta, in modo chiaro il contesto in cui ci siamo mossi in questi anni mettendo in luce le motivazioni per le quali la mafia, attraverso quel terribile attentato, voleva fermarmi. Nonostante la consapevolezza che, con questa ulteriore ed imponente operazione, l’odio e il rancore contro di me cresceranno ancora di più, è comunque tanta la felicità che provo oggi nel vedere che il nostro lavoro serva al Paese e alla lotta alla mafia».
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