«Tra le tante mezze verità che il presidente della Stretto di Messina ha raccontato nei recenti incontri avuti a Messina, anche quella di una sorta di task force che si costituirà sul tema degli espropri, lanciando così un messaggio ammiccante ai professionisti, che dovrebbero trarne possibilità di lavoro, ed agli espropriandi per i quali si prospetterebbero soluzioni mirate, addirittura individuali».
Lo scrive il comitato messinese di cittadini e professionisti, già audito in Parlamento, «Invece del ponte, cittadini per lo sviluppo sostenibile dell’area dello Stretto».
«Quanto tutto questo sia possibile lo vedremo, - aggiunge - intanto qualche certezza l’abbiamo avuta: nessuno lascerà la casa a luglio e nessuna scavatrice comunque si vedrà in giro ancora per lungo tempo, parole di Pietro Ciucci.
Ciucci ha anche confermato che il progetto prevederebbe 1600 ditte in Sicilia e 1100 in Calabria interessate agli espropri».
«Dietro questi numeri però ci sono attività, famiglie, uomini e donne, volti e storie che non hanno alcuna intenzione di fare un passo indietro nella loro legittima resistenza».
Tra le tante, sulla sponda siciliana, Mariolina De Francesco che vive da tantissimi anni proprio lì dove dovrebbe sorgere un pilone del ponte. Con coraggio e dignità dice al Comitato: «Se dovessi lasciare la mia casa e mettere alle spalle tutta la mia vita per un ospedale oncologico per bambini, lo farei certamente. Non lo farò mai, sappiatelo, per un’opera inutile come questa».
Di fronte a lei, nel territorio di Villa San Giovanni, Rossella Bulsei ha costituito il comitato «Ti Tengo Stretto», e rifiuta il percorso prospettato degli indennizzi: «È facile ragionare in questi termini se si pensa che tutto abbia un prezzo, una casa non è soltanto un investimento economico, è invece la vita delle persone. Nella mia casa non ci sono quadri, apro la finestra ed è lo Stretto l’opera d’arte in cornice».
«Messaggio ai naviganti: - scrive il Comitato - cittadini che non sono in vendita ce ne sono tantissimi».
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