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Ponte Stretto, si scalda il fronte del no: «Produrrà danni»

La Cgil contro Salvini: «Questi non sono pesciolini, sono persone, donne, uomini, famiglie. Stiamo parlando di questioni serie che non vanno affrontate con battute»

Un rendering del Ponte sullo Stretto

S’infiamma la protesta contro il Ponte sullo Stretto, l’opera su cui ha scommesso il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini, dopo il via libera della commissione tecnica del Ministero dell’Ambiente con la prescrizione di rispettare le «condizioni ambientali prescritte».

Il ponte «produrrà dei danni e lo sta già facendo a chi vive in quelle case. È un momento molto delicato, c’è ansia, preoccupazione per noi che viviamo nelle aree che verranno espropriate. Salvini sta deportando migliaia di persone».

È il grido dei cittadini di Messina e Villa San Giovanni, che avranno la propria casa espropriata per i lavori dell’opera. Si tratta di circa 450 famiglie e 3.000 imprese, che hanno inviato una delegazione a Roma con il comitato «No Ponte» per far sentire la propria voce e con al loro fianco, tra gli altri, la Cgil, Legambiente, il Wwf e il leader di Avs, Angelo Bonelli. Un qualcosa che «non si può accettare», sottolineano in una conferenza stampa, organizzata in un Hotel proprio di fronte alla Camera dei Deputati. Per cui invitano «il governo a riflettere».

E contro Salvini si scaglia la Cgil. «Questi non sono pesciolini, sono persone, donne, uomini famiglie. Stiamo parlando di questioni serie che non vanno affrontate con battute», attacca il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, riferendosi alle parole del ministro su se “pesciolini, alghe e uccellini consentono di costruire». Sono “uomini e donne che chiedono rispetto e la Cgil sarà accanto a loro in questa battaglia di dignità», promette il leader sindacale, denunciando che tra il 1981-2024 «il totale dei soldi già spesi sul nulla si aggira intorno a 1,1 miliardi di euro», riferendosi a studi di fattibilità per il ponte, oltre a penali ed indennizzi.
E sempre Gesmundo accusa che il progetto «è stato analizzato e approvato in quattro giorni» dopo aver «sostituito 12 membri del Comitato Via».
Il Wwf Italia si dice, poi, «pronto a rivolgersi all’Unione europea», spiegando che «i temi per un reclamo comunitario sono tre: l’assegnazione dell’opera senza gara di appalto avvenuta grazie ad una sottostima dei costi, la violazione delle direttive Habitat e Uccelli e quindi delle normative su Rete Natura 2000, la mancata applicazione della procedura di Valutazione Ambientale Strategica».

Bonelli ribadisce che è stato «scandaloso» con quanto accaduto con la Commissione Via e attacca Salvini che «prosegue nella sua opera di demolizione del trasporto pubblico, sottraendo quasi 15 miliardi di euro per finanziare il Ponte sullo Stretto». Ma «non basta: il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, ha presentato un emendamento alla manovra economica che aumenta di 3 miliardi di euro i fondi per il Ponte, attingendo al Fondo per lo Sviluppo e la Coesione, risorse cruciali per sanità, scuola, manutenzione stradale e tutela del territorio», fa presente il leader di Avs.

Dall’incontro, ha annunciato la Cgil, verrà fuori «un documento condiviso» che diventerà «manifesto» per il sindacato, per associazioni e partiti che condividono il piano di fermare il progetto del ponte sullo Stretto.

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