MESSINA. Le catastrofi, sia quelle provocate dalla natura che quelle volute dalla malvagità umana, possono spegnere la vita fisica, ma non quella interiore: questo è il bellissimo messaggio di Primo Levi in «Se questo è un uomo». A Messina, dopo il 28 dicembre 1908, i sopravvissuti a quello che fu uno dei più tremendi terremoti della storia, ancora di più trovarono conforto nella celebrazione della festa più spettacolare della città, quella dell’Assunta. Il 15 agosto di ogni anno, mentre i vacanzieri tributano, prostrati al sole, i rituali festeggiamenti delle Feriae Augusti, i messinesi si affannano a gettare acqua sul selciato di Via Garibaldi per trascinare a velocità, su una grande slitta, la loro altissima Vara.
In associazione a degli eventi particolari si imprime talora nel nostro cervello il ricordo di determinati colori: verde e argento per la festa di Santa Lucia a Siracusa, rosso e oro per quella di San Paolo a Palazzolo Acreide. Per la festa di Messina saranno il bianco e l’azzurro, i colori della Madonna, a rimanere inscindibilmente connessi al movimento trascinante della celebre Vara, i cui meccanismi mobili erano, fino a pochi decenni fa, animati dalla presenza di bambini e fanciulle in carne ed ossa.
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