Torna puntuale ogni anno,il 28 dicembre, l’appuntamento con lamemoria.Quel terremoto del 1908 da rievocare, con le sue 60.000 vittime solo nella città dello Stretto e almeno40.000 in provincia e sullasponda calabra, pesa come unmacigno. Un pensiero ingombrante, da rimuovere scaramanticamente. Eppure, quel sisma catastrofico è stato uno spartiacque per la storia di Messina e lo sarà sempre, al di là delle varieinterpretazioni e rivisitazioni, della retorica e del sincero sentire. Torna la paura ancestrale, che fa parte del dna dei messinesi,in una terra ballerina, e cheprobabilmente, anche quest’anno, interromperà il sonno alle 5.21, come una sveglia biologica. Paura atavica,ma mai abbastanza. Fare gli scongiuri non serve a niente se non si pretende,da amministratori e tecnici,prevenzione e protezione civile. Invece, solo dichiarazioni di intenti e piani utopistici in unacittà stroncata da crisi, default e con un futuro pesantemente ipotecato.Messina è classificata comezona A1, a elevato rischio sismico. È risaputo dal 1908, senza dover scomodare il celebre sismologo Giuseppe Mercalli, che dopo la tragedia, introdusse, nell’omonima scala, l’undicesimo grado, ovvero terremoto catastrofico, mentre il geografo MarioBaratta tracciava le mappesulla distribuzione delle rovine, pari a circa il 91 per cento. L’area dello Stretto dovrà sempre fare i conti con questo dato scientifico oggettivo (testi e foto di Eleonora Iannelli).
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