Sulla scomparsa di Viviana Parisi e del figlio Gioele Mondello di 4 anni, avvenuta sull'autostrada A20, indaga la Procura della Repubblica di Sant'Agata di Militello. L’apertura di un fascicolo va collegata alla necessità di chiarire i tanti punti oscuri della vicenda.
L’ultimo a vederla è stato il marito Giuseppe Mondello, musicista e deejay conosciuto e molto seguito dagli appassionati dell’hardstyle. A lui Viviana, anche lei promettente deejay , ha detto ieri mattina che sarebbe andata in un centro commerciale di Milazzo per comprare un paio di scarpe al figlio. Da allora di madre e figlio non si sa più nulla mentre l’ansia è accresciuta dal tempo trascorso in una ricerca massiccia ma vana tra sentieri e dirupi dell’area dei Nebrodi in provincia di Messina.
Il giallo di questa torrida estate siciliana prende il via alle 11,30 di lunedì 3 agosto quando una pattuglia della polizia stradale scorge un’Opel Corsa accostata a un guardrail su un viadotto dell’autostrada A20 Messina-Palermo in prossimità della galleria Pizzo Turda nella zona di Caronia Marina.
L’auto ha i segni di un lieve impatto, forse ha strisciato contro il guardrail, ma è perfettamente a posto. Sul sedile posteriore i poliziotti trovano una borsa con i documenti, i soldi, il cellulare di Viviana. Ma non ci sono tracce né di lei né del bambino. È il primo mistero di un caso che di stranezze ne presenta tante.
Una ruota attorno alla domanda: che ci faceva la deejay siculo-torinese in quel posto? Con il marito e il figlio al quale è attaccatissima, come rivelano anche i suoi lunghi post su Facebook, vive a Venetico, un piccolo paese vicino a Messina. Per andare a Milazzo avrebbe dovuto percorrere una trentina di chilometri. Invece ne ha fatti 104. Perché? Il marito e i parenti non sanno spiegarselo.
Dicono solo che lunedì mattina ha avuto comportamenti normali, tanto normali che prima di uscire di casa ha preparato il sugo per il pranzo. In preda ad astratti furori, questo pensano gli investigatori, Viviana potrebbe avere perso ogni lucidità e avrebbe imboccato l’autostrada per una vaga destinazione. Poi l'incidente, quindi l’allontanamento volontario. La polizia stradale e la Procura di Patti, che ha aperto un’inchiesta ipotizzando addirittura l’omicidio a carico di ignoti, si stanno concentrando sulle indicazioni di un testimone il quale avrebbe visto la donna scavalcare il guardrail con il bambino e scendere verso una stazione di servizio in una zona che non è distante dalla strada statale.
Gli operai della società autostradale non hanno visto neanche questo. È dalla stazione di servizio che da due giorni muovono le ricerche condotte dai vigili del fuoco, dalla polizia e dai carabinieri anche con i droni e le unità cinofile. Il perimetro è abbastanza circoscritto: con il bambino la donna non può essere andata lontano.
L’altro punto cruciale dell’inchiesta cerca di illuminare il quadro psicologico di Viviana. Qualcuno dice che l’emergenza Covid le avesse provocato un certo malessere aggravato dal fatto che non aveva potuto vedere i suoi parenti di Torino dove è nata 43 anni fa. La sindrome depressiva non era stata compensata evidentemente dalla sua attività artistica che era stata certo frenata ma non le aveva impedito di preparare con il marito un nuovo album, «Next level», sul quale aveva puntato molto.
Proprio la musica hard aveva fatto incontrare Viviana e Daniele nel 2003 in uno dei tanti itinerari musicali che nel loro caso arrivava fino in Olanda.
Proprio la musica hard aveva fatto incontrare Viviana e Daniele nel 2003 in uno dei tanti itinerari musicali che nel loro caso arrivava fino in Olanda.
Poi il matrimonio e quattro anni fa la nascita di Gioele vissuta e descritta da Viviana come un radicale «cambio di ormoni». «Alla nascita del mio cucciolo - scrive - il suo mondo mi rapì sia con il cuore che con la mente. Il mio tempo non lasciò spazio ad altri pensieri. Mi travolse». Ma anche la musica, per la quale aveva preso il nome d’arte di Express Viviana, era diventata per lei un’altra cosa. In un post su Facebook la definisce una «matrigna cattiva» e malvagia dalla quale si è sentita rinchiusa in una «bara di cristallo».
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