«Assistiamo sgomenti alle ennesime speculazioni dei soliti noti che hanno il coraggio di cavalcare una tragedia così drammatica come l’alluvione di Ischia nel maldestro tentativo di alimentare consensi contro la realizzazione del Ponte sullo Stretto: in poche ore il senatore e dirigente del Pd Francesco Boccia e il geologo Mario Tozzi hanno strumentalizzato il dramma di Ischia tirando in ballo la grande opera dello Stretto. Boccia, infatti, ha detto che la destra parla del Ponte mentre l’Italia cade a pezzi, mentre Tozzi ha sostenuto che in caso di terremoti il Ponte rimarrebbe in piedi ma unirebbe due cimiteri. Parole gravissime che lasciano sgomenta tutta la comunità dell’area dello Stretto». Lo afferma in una nota il Comitato Ponte Subito.
«Nel primo caso - prosegue il comunicato - Boccia dovrebbe interrogarsi perché l’Italia cade a pezzi se il suo partito la governa da 11 anni e nel 2011 decise di bloccare i lavori per il Ponte sullo Stretto per destinare quei fondi alle ‘altre priorità’, tra cui la lotta al dissesto idrogeologico. Dopo così tanto tempo, non hanno fatto il Ponte ed evidentemente neanche nulla di tutto il resto. Con quale coraggio adesso addebitano alla volontà politica di realizzare il Ponte la responsabilità del disastro di Ischia? Il Ponte non è alternativo alla messa in sicurezza del Paese, anzi. Il nopontismo della sinistra, invece, ha dimostrato nei fatti dell’ultimo decennio che non fare il Ponte non significa fare le altre cose. A Tozzi invece ricordiamo che Messina e Reggio Calabria rientrano nell’area a più alto rischio sismico d’Italia, per cui le costruzioni vengono realizzate a norma antisismica anche grazie alla ferita ancora viva del terremoto del 1908 che ha segnato la storia di questi territori. Negli scorsi decenni ci sono già stati forti terremoti che hanno messo alla prova le costruzioni dell’area: quello di magnitudo 6.1 del 1978 e quello di magnitudo 5.7 del 1990 non hanno provocato crolli nonostante l’elevata magnitudo e i morti sono stati pochi, quasi tutti provocati da malori per la paura. Il Ponte sullo Stretto resisterebbe a qualsiasi tipo di sisma, come di recente hanno confermato i massimi rappresentanti di Ingv e Protezione civile, basti pensare che nel 1995 quando s’è verificato il terremoto di Kobe (magnitudo 7.3), in Giappone, il ponte Akashi-Kaikyo era in costruzione e non subì alcun danno. Fosse stato già costruito, avrebbe consentito ai mezzi di soccorso un più rapido movimento verso le zone colpite e quindi avrebbe determinato un minor numero di decessi. Anche nello Stretto di Messina il Ponte sarebbe un’infrastruttura strategica per affrontare le emergenze, rappresentando un collegamento stabile, sicuro e veloce con la Sicilia che altrimenti sarebbe raggiungibile soltanto via mare. Il Ponte, quindi, non unirebbe due cimiteri ma al contrario eviterebbe che eventuali calamità trasformassero paesi e città calabresi e siciliani in cimiteri per l’assenza di soccorritori e mancanza di collegamenti».
«La buona notizia del giorno - sostiene ancora il comitato - arriva invece dal presidente di FareAmbiente Vincenzo Pepe, il quale proprio oggi ha annunciato una grande battaglia ambientalista per la realizzazione del Ponte sullo Stretto che, oltre agli innumerevoli benefici logistici, strategici, sociali ed economici, è effettivamente anche la grande opera più ecosostenibile della storia perché abbatterebbe l’inquinamento provocato dal traghettamento nello Stretto e le emissioni di anidride carbonica provocate dalla mancanza di trasporti adeguati via terra tra la Sicilia e il resto del continente. Una situazione che costringe i siciliani ad utilizzare obbligatoriamente il più inquinante aereo per recarsi anche in località vicine altrimenti raggiungibili più comodamente in auto e in treno. Non può esistere un ecologista o un ambientalista che sia contrario al Ponte sullo Stretto, opera che apporterebbe esclusivamente enormi benefici ambientali, e siamo lieti di avere al nostro fianco nella grande sfida pro Ponte sullo Stretto anche una grande associazione come FareAmbiente».
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