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Al Senato parte l'esame del decreto per il ponte sullo Stretto di Messina: Salvini in aula

Con l’intervento del relatore Antonino Germanà della Lega, è cominciata al Senato la discussione del decreto sul ponte sullo Stretto di Messina. In aula anche il ministro delle Infrastrutture e leader della Lega, Matteo Salvini. Il decreto, approvato alla Camera lo scorso 16 maggio, va convertito in legge entro il 30 maggio. Il voto finale è atteso in serata.

Matteo Salvini

«Oggi - ha detto Salvini - è una giornata rilevante. Torno a ieri, quando la sinistra ci voleva convincere che non avremmo potuto e dovuto procedere alla discussione di questo decreto. Vi ricordo che (con la pregiudiziale di costituzionalità presentata ieri da Avs e poi respinta, ndr) non avete mancato di rispetto a me, il decreto è stato emanato dal presidente della Repubblica, Mattarella. Quindi per dubbi e rilievi rivolgersi al Colle che ha tutti gli elementi di garanzia e superiorità e che può decidere cosa si può fare e cosa no». Secondo Salvini «sul ponte bisogna osare. L’Italia è la patria del Rinascimento. Se Michelangelo, Raffaello, Leonardo da Vinci non avessero osato e se fossero passati da una commissione costi-benefici, oggi non avremmo quello che hanno fatto loro. Penso alle chiuse sui Navigli pensate da Leonardo. Con i 5 Stelle non ci sarebbero state, avrebbero detto “questo è un matto”. Oppure non avremmo l’Autostrade del sole, che per fortuna è stata fatta».

Daniela Ternullo

«Da siciliana - ha detto nel suo intervento la senatrice di Forza Italia, Daniela Ternullo, sono emozionata per il riavvio dell’iter di un’opera fondamentale, perché solo chi vive in un’isola, e un’isola del sud, può capire i veri disagi che si vivono soprattutto a livello infrastrutturale. Questa legislatura ha tutte le caratteristiche per fare in modo che si riavvii un progetto che è un’occasione storica. Una nuova grande sfida di ingegneria, di crescita, di lavoro, di integrazione, che Forza Italia sostiene con grande convinzione».
Per Daniela Ternullo, «collegare meglio la Sicilia significa aumentare le opportunità per le imprese della regione, vuol dire fare in modo che i giovani non scappino via, ma restino per creare impresa e contribuire alla crescita della nostra economia. Se in Italia non fosse stata realizzata l’alta velocità ferroviaria, che oggi arriva fino a Salerno, buona parte del sud sarebbe stato tagliato fuori dai centri decisionali del Paese. E quell'opera ha costituito un impulso anche al completamento della Salerno-Reggio Calabria. Fu proprio il governo Berlusconi a intuire quanto fosse necessario creare quella infrastruttura. E sempre Silvio Berlusconi intuì l'importanza del ponte, comprendendo l’esigenza dei siciliani di essere tutt'uno con il resto del Paese. Dal continente ci separano solo poco più di 3 chilometri e quei 3 chilometri di collegamento rappresenterebbero il più solido ancoraggio della Sicilia all’Italia e all’Europa».

Aurora Floridia

«A fronte dei drammatici eventi climatici estremi che stanno colpendo ripetutamente il nostro Paese - è intervenuta la senatrice dell’Alleanza Verdi e Sinistra, Aurora Floridia - discutere oggi di ponte sullo Stretto, il decreto bandiera del ministro delle Infrastrutture, è l’emblema dello scollamento e della distanza che c'è tra Paese reale e governo. Le immagini dell’Emilia-Romagna sott'acqua impongono alla politica una riflessione su quali siano le opere prioritarie e quali no. E il ponte non è sicuramente tra le priorità del Paese. Per questo tutte le nostre proposte sono finalizzate alla totale soppressione dell’intero provvedimento al quale l'Alleanza Verdi e Sinistra si oppone fermamente». Secondo l’ esponente di Avs, «all’Italia serve ben altro: opere di prevenzione e cura del territorio, che è già di per sé fragile, non certo il ponte sullo Stretto, che costerà alla collettività 15 miliardi di euro. Queste risorse finanziarie vengano impiegate per contrastare il dissesto idrogeologico e gli effetti del cambiamento climatico, per ricostruire i ponti crollati e manutenere quelli pericolanti. Serve una nuova politica, un nuovo approccio sistemico di gestione del nostro territorio, ma anche e soprattutto un nuovo approccio culturale, che le giovani e i giovani già hanno nel loro dna».

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