Le mani della mafia in due comuni della provincia di Messina. Nel corso di un'operazione della guardia di finanza è stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti sette persone con l'accusa di associazione mafiosa e per reati contro la Pubblica amministrazione.
Tra i destinatari del provvedimento cautelare, emesso dal Gip di Messina su richiesta della Dda della Procura di Messina, ci sono il sindaco e la vice sindaca di Moio Alcantara e l'ex assessore ai Lavori pubblici di Malvagna. Le indagini della Guardia di Finanza hanno riguardato l'infiltrazione mafiosa ed il condizionamento di Cosa nostra nelle amministrazioni comunali dei due paesi della fascia ionica del Messinese.
Un vero e proprio terremoto investe i due Comuni. Sono finiti in manette il sindaco e il vice sindaco di Moio, Bruno Pennisi e Clelia Pennisi, ma anche l’assessore ai Lavori pubblici di Malvagna Luca Giuseppe Orlando. Non solo. Tra gli arrestati ci sono un esponente del clan Cintorino, articolazione di Cosa nostra catanese: Carmelo Pennisi, che dal carcere avrebbe fatto leva sul padre Giuseppe, anche lui arrestato, e sulla sorella Clelia, la vice sindaca di Moio coinvolta nell'inchiesta.
«Le complesse investigazioni, svolte su delega della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Messina dagli specialisti del Gruppo di investigazione sulla Criminalità organizzata delle Fiamme Gialle di Messina - si legge in un comunicato della guardia di finanza -, hanno consentito di far luce sull’operatività criminale di una cellula decisionale e operativa mafiosa del tutto autonoma rispetto alle articolazioni di Cosa Nostra catanese che, in passato, gestivano gli affari mafiosi anche nel territorio della valle dell’Alcantara».
Le indagini, secondo il giudice, documentano "uno spaccato assolutamente significativo del nuovo modo di fare mafia: un gruppo che, per il suo modus operandi, rappresenta l'evoluzione del modello tradizionale di associazione mafiosa che sfrutta la fama criminale ormai consolidata e che non abbisogna di manifestazioni esteriori di violenza, per intessere relazioni con la politica, le istituzioni, le attività economiche, al fine di imporre il proprio silente condizionamento".
Importante il contributo fornito da un collaboratore di giustizia arrestato nell'operazione "Isola Bella", il quale ha documentato interessi mafiosi nel settore turistico. Ai magistrati della Dda ha chiarito le dinamiche criminali nella fascia ionica della provincia peloritana.
Così avrebbe operato il clan
Carmelo Pennisi, anche da detenuto, come ha ricostruito la Procura di Messina, avrebbe darto disposizioni ai suoi sodali per prendere contatti con ditte appaltatrici di lavori assegnati dai due enti locali di Moio e Malvagna, anche garantendo sostegno ai candidati in occasione del rinnovo dei rispettivi consigli comunali. Le sue disposizioni sarebbero poi state tradotte in azione operativa dal padre e, soprattutto, dalla sorella Clelia, quest'ultima vicesindaco in carica del Comune di Moio Alcantara, entrambi destinatari della custodia cautelare in carcere.
Il gruppo indagato avrebbe fatto pervenire al sindaco di Moio quelle che per l'accusa erano "inequivoche sollecitazioni, cui aderiva, affinché interessasse gli amministratori comunali di altri distinti enti locali a bloccare, o sbloccare, indebitamente, procedure esecutive: comportamenti ritenuti sintomatici di una 'patente subordinazione del sindaco'". Dello stesso tenore, è ritenuta "la disponibilità offerta alla cellula indagata dall'ex assessore ai Lavori pubblici del Comune di Malvagna" che, contesta la Procura, "si adoperava per l'assegnazione di appalti di lavori a ditte vicine, anche mediante il compimento di reati di corruzione e contro la pubblica amministrazione". "La corruzione, secondo ipotesi d'indagine e fermo restando il generale principio di non colpevolezza sino a sentenza passata in giudicato - sottolinea la Procura di Messina - è risultata il collante dell'operatività generale dell'indagine".
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