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Milazzo, protestano i lavoratori dell’indotto della Raffineria e della Centrale Elettrica

Investimenti mirati che favoriscano la qualità del lavoro nell’ambito della transizione ecologica prevista anche dal Recovery Plan. A chiederlo sono i lavoratori dei settori petrolchimico ed energetico che nell’ambito dello sciopero nazionale hanno manifestato oggi anche in Sicilia. A Milazzo, in piazza i lavoratori dell’indotto della Raffineria Mediterranea e della Centrale Elettrica che rivendicano per l'Area Industriale investimenti per un progetto basato sull'ambientalizzazione degli impianti, le bonifiche e il mantenimento di tutti i posti di lavoro dell’indotto, per agganciare il territorio alla transizione energetica.

«Sono dei processi che vanno governati – sottolinea il segretario generale della Cisl Messina, Antonino Alibrandi - la grande partecipazione dell'indotto sia della raffineria che della A2a oggi ha dimostrato come, per un territorio che vive di occupazione legata a questi grandi siti industriali, la transizione energetica sia un tema che va affrontato in maniera seria, condivisa e compartecipata. Bisogna strutturare percorsi di formazione e riqualificazione del personale per far camminare insieme la transizione ecologica e il mantenimento occupazionale anche dell'indotto. Il rischio, altrimenti, è quello di precipitare in un vortice occupazionale negativo con ricadute per la tenuta sociale di tutta la provincia. Gli investimenti – continua Alibrandi – devono essere mirati, sono fondamentali. Il Pnrr stanzia molti fondi, i processi industriali e produttivi devono garantire quindi l'ambiente attraverso la transizione ecologica ed energetica ma anche i lavoratori».

«La preoccupazione – aggiunge Giuseppe Crisafulli, segretario provinciale della Fim Cisl – è evidente. I lavoratori non sanno cosa possa accadere nei prossimi mesi perché non c'è stata una programmazione per il futuro. Domani avremo un incontro in Confindustria, arrivati all’improvviso, non sappiamo di cosa di parlerà in quella sede e quindi è normale che ci sia preoccupazione».

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