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Messina, teatro Vittorio Emanuele: i precari rischiano di non lavorare ad ottobre

MESSINA. I precari del teatro, dai tecnici agli orchestrali rischiano anche da ottobre di non lavorare. E intanto si scopre che il «Vittorio Emanuele», la sala Laudamo, il foyer e le sala Sinopoli su 74 volte che sono state concesse solo 34 volte sono state pagate. Per tutto il resto si è trattato di concessioni gratuite. L'elenco delle autorizzazioni e delle concessioni è pubblicato sul sito dell'ente ed era stato sollecitato dalla Cgil. Il sindacato in pratica dice che l'ente potrebbe fare a meno di concedere il Vittorio e gli altri spazi dove si dovrebbe fare teatro per eventi non strettamente legati alla cultura: si va dalla sfilata di moda alla presentazione di libri.
In qualche caso si paga, meno la metà delle volte, molte altre volte non si paga alcunché. Quello del sindacato Cgil è un attacco a testa bassa. Appena cinque le produzioni musicali, dieci giorni di chiamata alle armi. A braccia conserte tecnici, sarti, costumisti e musicisti. A fornire i dati è Giuseppe Di Guardo, segretario aziendale della Cgil al teatro. Intanto il sovrintendente Antonino Saja convoca i segretari, ma quelli generali, di Cgil, Cisl e Uil per il 20 agosto. Gli orchestrali hanno già presentato un ricorso al tribunale amministrativo in cui impugnano il provvedimento con cui il nuovo vertice dell'ente chiede di poter disattendere la legge che imporrebbe l'accantonamento del 20% delle risorse disponibili e quindi la stabilizzazione dell'orchestra.
I sindacati, dalla Cgil alla Uil, sono sul piede di guerra. Di mezzo un centinaio di posti di lavoro praticamente azzerati. Sono quelli degli orchestrali e quelli dei costumisti, dei tecnici, dei sarti. Appena cinque le produzioni musicali. Dieci giorni di lavoro in cui saranno chiamati 38 elementi su 60 alla volta. «E perché mai a questo punto - si domanda Di Guardo - è stato assunto un sovrintendete della sezione musica, Giovanni Renzo, peraltro valente professionista, che costa 34 mila euro lordi all'anno? Quasi tutti i lavori del settore prosa sono preconfezionati. Vale a dire che le maestranze del teatro resteranno fuori. Perché le maestranze arriveranno con la produzione da fuori». E poi dietro l'angolo, qualcuno sussurra, c'è il progetto di assottigliare la pianta organizza. Una sforbiciata che ridurrebbe l'organico. Sarà per questo che il sovrintendete Saja ha convocato i segretari generali di Cgil, Cisl e UIL per il 20 agosto? Nessuna replica dall'ente teatro (il telefono del presidente Maurizio Puglisi ieri ha suonato a vuoto). Una cosa è certa. L'ascia di guerra messa da parte dopo il commiato con il vecchio Cda è stata di nuovo dissotterrata.

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