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Barcellona Pozzo di Gotto, detenuto aggredisce infermiere e poliziotto

Ancora un'aggressione all'interno del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto. Ieri, poco prima delle ore 16, un detenuto di nazionalità straniera che si era recato in infermeria si è scagliato contro l'infermiere che stava somministrando la terapia e subito dopo contro la polizia Penitenziaria, procurando ad entrambi contusioni per le quali sono stati costretti alle cure del sanitario di turno all'interno della struttura. Sono dovute intervenire altre  unità di Polizia Penitenziaria che con grosse difficoltà hanno ricondotto l'uomo all'interno della propria stanza.

A denunciare l'accaduto il S.A.P.Pe che "ribadisce di non voler più tollerare quanto ormai, quasi sistematicamente, si verifica a danno del personale tutto all'interno del reparto in questione, che già in passato è stato oggetto di interventi da parte di questa Organizzazione Sindacale".

"Con l'avvenuto superamento degli O.P.G - dichiara Conte Giuseppe Vice Segretario Regionale del S.A.P.Pe -, bisogna evidenziare che la classe politica  che ha preteso tale radicale mutamento non ha tenuto in considerazione molteplici conseguenze, sia  di carattere organizzativo, strutturale e, soprattutto, non ha messo in campo le necessarie azioni  volte a colmare le lacune che a priori erano già state evidenziate".

"In questo contesto nasce proprio la gestione alquanto critica della  particolare sezione dell’A.T.S.M. (Articolazione Tutela Salute Mentale). Tale sezione, come ben noto, nasce appunto dal superamento degli O.P.G. ed aldilà degli internati che sono stati collocati  nelle varie R.E.M.S, occorreva dare ai rimanenti detenuti cui la malattia psichiatrica è sopravvenuta durante la detenzione - art. 148c.p. - , una corretta e dignitosa allocazione e gestione che, di fatto,  non è mai avvenuta. Anzi, la sezione A.T.S.M. è stata istituita senza una vera o corretta  organizzazione sanitaria, a causa della mancanza di un protocollo tra Amministrazione  Penitenziaria, ASP e Assessorato alla Salute della Regione Sicilia (come già avvenuto in altre  Regioni). Tra l’altro - continua -, applicando quanto previsto per tale tipologia di detenuti, gli stessi dovrebbero  essere presi in carico da parte del D.S.M., essenziale per un percorso terapeutico durante e dopo la  detenzione".

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