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Estorsione a Capo d'Orlando, confermata sentenza di appello

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso presentato dall’avvocato Salvatore Silvestro, difensore di Franco Mancari, condannato a 7 anni e otto mesi di reclusione per estorsione aggravata ai danni del farmacista Velardi. Confermata pertanto la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Messina.

La Cassazione ha giudicato il ricorso inammissibile e disposto la liquidazione delle spese processuali alle parti civili costituite, il farmacista orlandino Gianfranco Velardi, con l’avvocato Alessandro Pruiti, l’Acio, con l’avvocato  Francesco Pizzuto, il Comune di Capo d’Orlando, la Fai, Ferderfarma e l’Ordine dei farmacisti, rappresentati dagli avvocati Caterina Bonfiglio, Francesco Pizzuto e Antonio Muscarà. In primo grado, Mancari era stato condannato a 10 anni e mezzo di reclusione dal collegio giudicante del Tribunale di Patti (presidente Sandro Potestio, a latere Eleonora Vona e Francesco Torre), che ha riconosciuto l’aggravante della continuazione.

L’imputato, arrestato e ristretto in carcere dal primo marzo 2016, era stato inoltre condannato al pagamento di una multa di cinquemila euro nonché al risarcimento pari a 2.610,00 euro per ognuna delle parti civili costituite oltre alle spese processuali ed a quelle del mantenimento in carcere della custodia cautelare. Per un anno intero, stando alla denuncia del farmacista, Mancari, già coinvolto e condannato nelle operazioni antidroga “Due Sicilie” del 2005 e “Domino” del 2006 e con il quale vi erano all’inizio semplici rapporti di conoscenza, avrebbe preteso più volte la corresponsione di somme di denaro dal professionista che gli inquirenti quantificarono in circa trentamila euro.

Dalle carte emersero due episodi documentati da intercettazioni ambientali ai quali si aggiunsero anche le dichiarazioni rese in commissariato dal farmacista e le velate minacce rivolte al medico ed ai suoi familiari. Nel mese di luglio le richieste divennero più esose tanto che Mancari avrebbe richiesto la cifra di 10 mila euro in un solo colpo, con la scusa di ottemperare ad un cospicuo debito, ma Velardi rispose di non essere in grado di pagare e che inoltre i protocolli di legalità della sua categoria di appartenenza gli impedivano di farlo. Sibillina la risposta di Mancari  messa a verbale dalla vittima nella sua deposizione: “Sappi che se mi denunci la giustizia in Italia  funziona così dopo tre giorni esco e mi dovrai mantenere”.

La conversazione fu registrata dalle “cimici” ormai posizionate dagli inquirenti nell’ufficio di Velardi, all’interno della farmacia di via Consolare Antica. L’imputato si è sempre difeso sostenendo di avere solo chiesto aiuto ad un amico e di non avere mai avuto intenzioni estorsive. Gianfranco Velardi nella sua battaglia non è stato lasciato solo trovando sin dal primo giorno il sostegno dall’Acio con il fondatore Tano Grasso ed il presidente Enzo Mammana e dell’allora sindaco orlandino Enzo Sindoni.

 

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