Il viadotto autostradale denominato “Buzza”, nella carreggiata con direzione Messina - Palermo, compresa tra il km 119+620 e il km 120+840 della autostrada A20 Messina-Palermo, è stato sequestrato dalla Polizia Stradale di S.Agata Militello.
Il tratto di strada è gestito dal Consorzio Autostrade Siciliane, nel territorio del Comune di Caronia. Il sequestro è stato disposto dal gip del tribunale di Patti.
Il decreto di sequestro preventivo, in particolare, ha interessato il viadotto autostradale lato mare, posizione nord, su cui poggia la carreggiata autostradale con direzione Messina - Palermo. Rimane invece aperto al traffico il viadotto parallelo esistente nel medesimo tratto, su cui poggia la carreggiata autostradale con direzione inversa Palermo - Messina, sulla quale si svolge attualmente tutta la circolazione veicolare, con doppio senso di marcia.
Attualmente risultano inscritti nel registro degli indagati sei funzionari del C.A.S.. Si tratta dei direttori generali dell'ente e dei responsabili delle singole aree autostradali, succedutisi negli anni, i quali non avrebbero provveduto alla manutenzione ed al ripristino a regola d’arte della struttura, omettendo di effettuare i lavori necessari per rimuovere le relative, potenziali situazioni di pericolo.
Le indagini sono state avviate dopo la comunicazione di un automobilista che aveva segnalato una situazione di pericolo e di potenziale dissesto riguardante il viadotto. Il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, nel dicembre del 2018, ha eseguito apposito sopralluogo sul viadotto, rilevando il “disassamento” dei basamenti dei pilastri portanti della struttura.
La Procura di Patti ha proceduto alla nomina di un consulente tecnico, il Professore Franco Buontempi dell’Università La Sapienza di Roma, che, in sinergia con il Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco e con il Distaccamento di Polizia Stradale di S. Agata Militello, ha concluso come il viadotto “Buzza”, nella carreggiata con direzione Messina - Palermo, mostri chiari segnali di dissesto e di abbandono.
Le indagini tecniche, in particolare, hanno evidenziato come lo stato del viadotto, alla luce della grave situazione di disassamento - disallineamento dei suoi basamenti dai pilastri portanti, debba essere corretto immediatamente per scongiurare il rischio serio e concreto di cedimento immediato e di collasso dell’intera struttura.
Secondo il consulente, il cedimento potrebbe verificarsi, in primo luogo, a seguito di un evento sismico anche di bassa portata; a tale proposito, fanno sapere dalla procura, "è opportuno ricordare che l’opera in questione è qualificata come “infrastruttura strategica” posta in una zona “a pericolosità sismica medio - alta”, con conseguenze facilmente immaginabili (“…l’ispezione con drone ha permesso ulteriormente di mettere in luce puntualmente i disallineamenti degli appoggi. Infatti, le fotografia riportate … permettono di rilevare, uniformemente per le quattro pile ispezionate, che gli appoggi sono dislocati ai bordi della piastra di appoggio inferiore. Questo implica che, accanto agli effetti delle eccentricità del peso dell’impalcato sulle pile con relativo incremento delle sollecitazioni sulle stesse pile, … esista la concreta eventualità di fuoriuscita degli appoggi dalla loro sede in occasione di un evento sismico, anche di non rilevante intensità. Questa possibilità comporterebbe un repentino cambio irreversibile di assetto del viadotto, con un effetto di impatto dell’impalcato sulla testa della pila sottostante, a cui potrebbe seguire un impuntamento dell’impalcato sulla testa della pila che a sua volta accuserebbe un incremento sproporzionato dello stato di sollecitazione. Tale possibile sequenza potrebbe propagarsi alle altre pile con un effetto domino incontrollato. …”)".
Inoltre, sempre secondo il consulente, il rischio concreto di un cedimento potrebbe dipendere anche da semplici “azioni ambientali usuali”, ossia semplice eventi atmosferici naturali, fra cui sono da annoverarsi anche le semplici “variazioni termiche”.
E’ stato ribadito dal consulente, in ogni caso, che “… dalle ispezioni sviluppate anche con droni, appare netto il quadro del dissesto degli appoggi in atto. In questa documentazione si nota l’azione di trascinamento fuori sede delle piastre di appoggio, con un fenomeno di accumulo successivo di spostamenti noti in letteratura come “ratchetting”: con questo termine si descrive un fenomeno irreversibile di accumulo di deformazioni che porta a una situazione di collasso”.
L’opera, nel suo stato attuale, risulta incompatibile con le funzioni di “struttura strategica”, dal momento che non risulta soddisfatto quanto prescritto dalle Norme Tecniche delle Costruzioni 2018 e dagli obblighi prescritti dalla Circolare 19/07/1967 n. 6736/61 del Ministero Lavori Pubblici, in materia di controllo delle condizioni di stabilità delle opere d'arte stradali. In effetti, come sottolinea la procura, "l'organo di vigilanza del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti aveva già intimato al Consorzio per le Autostrade Siciliane di provvedere al monitoraggio immediato delle condizioni dell’opera, alla relativa manutenzione e, nelle more, all’interdizione al traffico veicolare".
Dalle indagini risulta come "il C.A.S., invece, nel corso di oltre un anno e mezzo, si sia limitato esclusivamente ad interdire al traffico il viadotto, interrompendo anzitempo, e del tutto arbitrariamente, a partire dall’aprile 2019 fino ad oggi, l’azione di monitoraggio che pure era stata inizialmente intrapresa; il C.A.S., inoltre, nel periodo in esame, non ha adempiuto all’avvio di qualsiasi opera di manutenzione o di verifica preliminare necessaria".
Il G.I.P., nel decreto di sequestro, a tale proposito, ha evidenziato “…la colpevole inerzia dell’Ente gestore il quale, al di là della tempestiva chiusura del traffico veicolare nel tratto di autostrada in questione, ha tuttavia omesso di intervenire con lavori di recupero della struttura, manutenzione e verifica (così come previsto dalla Circolare 19.07.1967 n. 6736/61 Ministero Lavori Pubblici), nonché di proseguire (dall’aprile 2019 ad oggi) al monitoraggio degli spostamenti dei basamenti della struttura (iniziato, tramite apposito bypass automatico, nel gennaio 2019), necessario al controllo costante dei movimenti dell’opera…”.
Il Gip ha emesso il provvedimento di sequestro, ritenendolo necessario, in quanto “…. l’attuale chiusura del tratto in questione costituisce mero effetto delle disposizioni dei responsabili del C.A.S. ai quali, dunque, è lasciata, allo stato, anche la facoltà di riaprire il transito, decisione questa che, alla luce degli esiti della consulenza tecnica, risulterebbero esporre ad ulteriore grave rischio la circolazione e l’incolumità pubblica. Tale aspetto, dunque, deve essere sottratto alla valutazione dell’ente concessionario che… ha dimostrato totale inerzia e disinteresse davanti al rischio e, comunque, al grave disagio causato agli utenti.”.
Sono stati nominati custodi temporanei dell’opera sottoposta a sequestro alcuni funzionari del C.A.S..
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