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Il mistero della morte di Attilio Manca: nuova luce dal libro di Sara Favarò

Il 12 febbraio 2004 la notizia scosse il paese del medico, Barcellona Pozzo di Gotto, Una vicenda legata alle cure al boss latitante Bernardo Provenzano

Attilio Manca e la madre Angelina

Un libro fa nuova luce sulla morte di Attilio Manca, rimbalzata alle cronache per l'intercettazione ambientale secondo cui al medico «andava fatta una doccia», ossia doveva essere eliminato.
«Qualcosa è cambiato. Attilio Manca. Suicidio?», edito da Villaggio Letterario (euro 19,90 pp. 104), di Sarà Favaró, giornalista recentemente nominata Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica, svela inquietanti dettagli sulla morte che il 12 febbraio 2004 scosse il paese natio di Manca, Barcellona Pozzo di Gotto, lasciando sgomenti i genitori Angela e Gino.

La meticolosa ricostruzione è stata compiuta dalla Favarò, secondo cui la scena del crimine apparve subito confusa. «Come aveva fatto – scrive l’autrice - con quel mix di stupefacenti che avrebbe ucciso anche un elefante, ad avere la lucidità mentale e la forza fisica di nascondere guanti, mutandine, calzini, laccio emostatico, arnesi per la liquefazione e purificazione della droga? Un’altra domanda riguarda i pantaloni che Attilio non aveva addosso. Un paio è stato ritrovato piegato con estrema cura sulla sedia, e anche questo particolare appare strano agli occhi di chi conosceva bene le sue abitudini. La madre asserisce con certezza che non rientrava nelle abitudini del figlio togliersi i pantaloni e sistemarli con ordine. E come aveva potuto piegarli così bene?».

«Mio figlio non si è suicidato! – disse la madre, secondo quanto si legge - il suo è un omicidio di mafia mascherato da suicidio collegato alle cure al boss Bernardo Provenzano durante la latitanza. Quando il boss, nel 2003, si trovava a Marsiglia per essere operato sotto falso nome per un tumore alla prostata, proprio in quei giorni mio figlio ci telefonò e parlando con mio marito Gino gli disse di trovarsi in Costa Azzurra nel Sud della Francia. Ci disse di essersi recato lì per vedere un intervento chirurgico. Adoperò proprio il verbo “vedere”. Ci fece due telefonate di cui siamo certissimi, ebbene anche queste due chiamate non sono poi state ritrovate nei tabulati telefonici».

Tra i pentiti che collegarono la morte di Manca legata alla mafia, Giuseppe Campo e Stefano Lo Verso. «Il pentito Antonino Lo Giudice ha riferito che un killer gli aveva confidato di essere l’autore dell’uccisione del medico di Barcellona Pozzo di Gotto; il killer era Giovanni Aiello».

Nella postfazione Salvatore Borsellino scrive che vi sono «quelle vittime all’eliminazione delle quali lo Stato deviato provvede direttamente e per le quali mette poi in atto tutto lo scellerato repertorio di eliminazione di prove. Attilio Manca è stato ucciso e continua ad essere ucciso ogni volta che viene accusato di essersi suicidato, di essere un drogato».

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