Per il progetto esecutivo del Ponte sullo Stretto bisognerà attendere il 2025. Sicuramente non arriverà entro l’anno, come invece aveva annunciato a inizio maggio l’amministratore delegato della Stretto di Messina, Pietro Ciucci. È uno degli spunti emersi ieri (21 giugno) dalla più attese delle seduta della commissione Ponte, da quando la commissione stessa è stata istituita dal Consiglio comunale di Messina. Seduta che, di fatto, è diventata uno di convegni scientifici in cui esperti di un certo livello – e si può dire che in questo caso si fosse a livelli pressoché massimi – si confrontano, si accalorano, tirano fuori dati, formule, calcoli, curriculum e pubblicazioni, salvo poi, a lavori conclusi (oltre cinque ore, nello specifico), rimanere ognuno sulle proprie posizioni.
Il merito della commissione presieduta da Pippo Trischitta – il più pontista degli ormai scettici deluchiani – è stato quello di avere messo a confronto, per la prima volta, gli esperti portavoce di due linee di pensiero evidentemente opposte: quelli che stanno collaborando, direttamente o come consulenti, alla progettazione del Ponte sullo Stretto e quindi ne sostengono la fattibilità senza indugi; e quelli che, invece, hanno più volte manifestato dubbi e perplessità, mettendo per iscritto in almeno due relazioni inviate alla Stretto di Messina ciò che pensano dei rischi legati alla costruzione di quest’opera. «Non siamo tecnici no Ponte, siamo tecnici indipendenti», il loro biglietto da visita, premessa di un lunghissimo botta e risposta sfociato, come prevedibile, in tecnicismi di complessa lettura per i comuni mortali.
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