Pene per complessivi 6 secoli di carcere, 91 imputati condannati, dieci assolti, decine di aziende e società confiscate per un valore di milioni di euro. È una sentenza durissima quella pronunciata a notte fonda dal tribunale di Patti nei confronti della mafia dei Nebrodi, le cosche del Messinese che oltre a controllare i terreni agricoli e i pascoli della zona avrebbero messo a segno una truffa milionaria ai danni della Ue. Un maxiprocesso con 101 imputati, celebrato in tempi record, scaturito dall’Operazione «Nebrodi» che ha sgominato i clan della fascia tirrenica del messinese, quello dei Batanesi e quello dei Bontempo Scavo.
I giudici del tribunale sono rimasti in camera di consiglio per una settimana. La Dda di Messina ha impiegato 20 mesi per ricostruire l'organigramma dei clan svelando la complicità di prestanome e insospettabili professionisti.
La «mafia dei pascoli» non c'è più, hanno sostenuto i pm. Al suo posto c'è una organizzazione imprenditoriale al passo coi tempi, capace di sfruttare le potenzialità offerte dall’Unione Europea all’agricoltura. Prevalentemente su base familiare, in rapporti con Cosa nostra palermitana e catanese, la mafia dei Nebrodi ha continuato a usare vecchi metodi come la minaccia e la violenza, ma i taglieggiamenti spesso erano finalizzati all’accaparramento di terreni, la cui disponibilità è presupposto per accedere ai contributi comunitari.
Gli inquirenti hanno anche accertato che il denaro illecito transitava spesso su conti esteri, per poi «rientrare in Italia, attraverso complesse e vorticose movimentazioni economiche, finalizzate a farne perdere le tracce». I clan grazie all’aiuto di professionisti puntavano all’accaparramento di utili, infiltrandosi in settori strategici dell’economia legale e - spiegò il gip - «depredandolo di ingentissime risorse».
Sotto processo c'erano i capi clan dei Batanesi e dei Bontempo Scavo. A fiutare l’affare milionario sono stati loro che, anche grazie all’aiuto di un notaio e di funzionari dei Centri Commerciali Agricoli che istruiscono le pratiche per l'accesso ai contributi europei, hanno incassato fiumi di denaro sbancando le casse dell’Agea.
Parti civili nel processo l'assessorato regionale Territorio ambiente, le associazioni Addiopizzo e Sos imprese, il Parco dei Nebrodi, il centro studio Pio Lo Torre, l’Agea, il Comune di Tortorici.
Le indagini sono state inizialmente avviate su input anche dall’ex procuratore capo di Messina Maurizio De Lucia ora procuratore a Palermo. In aula ad assistere alla lettura della sentenza anche Giuseppe Antoci, presidente della Fondazione Caponnetto ed ex presidente del Parco dei Nebrodi, sfuggito miracolosamente a un agguato nel 2016. Era stato lui a denunciare il rischio che le mani dei clan arrivassero ai fondi europei. «È un momento importante - ha commentato -. Abbiamo fatto quello che andava fatto, abbiamo superato il silenzio e abbiamo fatto capire che i fondi europei dovevano andare solo alle persone per bene e non ai capimafia».
Le condanne
30 anni
Aurelio Salvatore Faranda
25 anni e 7 mesi
Sebastiano Bontempo detto «biondino»
21 anni e 8 mesi
Vincenzo Galati Giordano (classe '69)
17 anni e mezzo
Carolina Coci
16 anni e 4 mesi
Giuseppe Costanzo Zammataro (classe '82)
15 anni e mezzo
Calogero Barbagiovanni
13 anni e 7 mesi
Sebastiano Craxi
13 anni e 4 mesi
Pasqualino Agostino Ninone
12 anni
Salvatore Bontempo
Giuseppe Costanzo Zammataro (classe '85)
11 anni e 10 mesi
Antonia Strangio
11 anni e 8 mesi
Pietro Lombardo Facciale
11 anni e 2 mesi
Ivan Conti Taguali
11 anni
Massimo Giuseppe Faranda
10 anni e mezzo
Sebastiano Destro Mignino
10 anni e 3 mesi
Giovanni Vecchio
10 anni
Salvatore Calà Lesina
Gino Calcò Labruzzo
Alfred Hila
Francesco Protopapa
9 anni e 10 mesi
Lucio Attilio Rosario Crascì
9 anni e mezzo
Antonino Agostino Marino
7 anni e 8 mesi
Rita Armeli Moccia
7 anni e 4 mesi
Sebastiano Armeli
7 anni
Mario Gulino
6 anni e 11 mesi
Marinella Di Marco
6 anni e 8 mesi
Rosario Marino
Giuseppe Natoli
6 anni e mezzo
Sebastiano Bontempo Scavo
Sebastiano Crascì
6 anni e 2 mesi
Emanuele Antonino Faranda
Gaetano Faranda
Emanuele Galati Sardo
6 anni
Valentina Costanzo Zammataro
5 anni e 10 mesi
Jessica Coci
5 anni e 8 mesi
Carmelino Zingales
5 anni e mezzo
Rosa Maria Lupica Spagnolo
5 anni e 4 mesi
Salvatore Armeli Moccia
Antonino Faranda
5 anni e 2 mesi
Elena Pruiti
5 anni
Massimo Costantini
Giuseppe Costanzo Zammataro (classe '50)
4 anni e 10 mesi
Salvatore Dell’Albani
Daniele Galati Pricchia
Antonino Angelo Paterniti Barbino
4 anni e 8 mesi
Rosaria Coci
4 anni e 4 mesi
Sebastiano Coci
Giusy Conti Pasquarello
Antonina Costanzo Zammataro
Katia Crascì
Santo Massaro Galati
4 anni e 2 mesi
Roberta Linares
4 anni
Gino Bontempo
Maria Chiara Calabrese
Antonino Caputo
Barbara Crascì
Davide Faranda
Vincenzo Galati Giordano (classe '58)
Giuseppe Scinardo Tenghi
3 anni e 10 mesi
Giuseppe Armeli Moccia
3 anni e 8 mesi
Francesca Lupica Spagnolo
3 anni e mezzo
Massimo Pirriatore
Danilo Rizzo Scaccia
3 anni e 4 mesi
Giuseppe Bontempo
Antonino Calì
Giuseppe Carcione
Salvatore Antonino Crascì
Maurizio Di Stefano
Giuseppina Scinardo
Angelica Giusy Spadaro
3 anni e 2 mesi
Loretta Costanzo Zammataro
3 anni
Denise Conti Mica
Claudia Costanzo Zammataro
Romina Costanzo Zammataro
Mancuso Catarinella
Fabio Mancuso Cristoforo
Mirko Talamo
2 anni e 2 mesi
Laura Arcodia
Giuseppe Spasaro
2 anni
Sara Maria Crimi
Pietro Di Bella
Angelamaria Reale
2 anni (pena sospesa)
Alessio Bontempo
Giuseppe Ferrera
Valentina Foti
Le assoluzioni
Tante le assoluzioni parziali per i condannati, mentre vengono assolti totalmente dieci persone
Lucrezia Bontempo
Sebastiana Calà Campana
Andrea Caputo
Rosa Maria Faranda
Innocenzo Floridia
Giuseppina Gliozzo
Giuseppe Natoli
Elisabetta Scinardo Tenghi
Salvatore Terranova
Prescrizione totale per Giovanni Bontempo
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