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La collisione a Lipari, inchiesta sulla tragedia sfiorata in mare

Dopo la collisione tra l’aliscafo della Liberty Lines e la barca vela affondata e la coppia italiana con la bimba di un anno finiti in mare e salvati grazie al gesto “eroico” del marinaio Domenico Isola che si è tuffato recuperandoli, la guardia costiera ha avviato l’inchiesta.

Si cerca di capire a chi attribuire le responsabilità. All’aliscafo “Calypso” che potrebbe aver avuto un guasto divenendo incontrollabile nel tratto di mare “maledetto” di Punta Castagna dove in passato ci fu un incidente mortale per lo scontro notturno e una barca con isolani intenti alla pesca a totani? Oppure al velista non troppo esperto? Il tenente di vascello dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Lipari Mario De Bellis sull’indagine che ha tempestivamente avviato bloccando in porto l’aliscafo per le prime verifiche, non si sbilancia “per ora è tutto top secret”.

In quel tratto di mare che fa da curva tra la spiaggia di Porticello e il litorale dei Gabbiani, il sei agosto del 1988, agli inizi della serata vi fu un terribile scontro tra l’aliscafo “Freccia del Mediterraneo” e una barca con quattro isolani intenti alla pesca a totani che persero la vita.

Sulla collisione di lunedì pomeriggio gli interrogatori sono stati già avviati. Sentiti il comandante Rosario Giunta, l’equipaggio ad alcuni dei 53 passeggeri che erano a bordo. In giornata il tenente di vascello De Bellis sentirà anche la coppia ancora provata, impaurita e sotto choc per la tragedia sfiorata e per la loro bimba che ha rischiato la vita.

Sui social come di consueto impazzano le polemiche e per calmare le acque è intervenuto Gianni Iacolino, assessore all’igiene urbana e del territorio al Comune di Lipari “È colpa di quello, anzi no – dice - è sicuramente colpa di quell'altro. Ma chi gli ha dato la patente? Le barche a vela hanno la precedenza sempre, anzi no. Ed è cominciato subito, neanche il tempo di affondare, il solito tran tran dei superesperti da tastiera. C'è sempre quello che non se la beve e ne sa più degli altri perché ha fatto il militare in marina e quell'altro che ne sa di più perché osserva costantemente la velocità degli aliscafi dal balcone di casa sua. Insomma in questa gara ad indovinare ci troviamo di tutto. Ed ecco armarsi subito eserciti di giudici pronti a condannare ora questo, ora quello, perché loro sanno tutto della rotta, della velocità, dell'andatura di bolina, di traverso e via di questo passo”. “A volte – conclude - in questo caos di commenti, emerge per fortuna, timida, qualche emozione: i tre velisti che si salvano ed il coraggioso gesto del marinaio che si tuffa in mare. Senso di sollievo per il recupero in buona salute dei naufraghi”.

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