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Vasco fa esplodere di gioia il Circo Massimo a Roma e si prepara al live di Messina

«Faremo esplodere il Circo Massimo di gioia», aveva promesso arrivando a Roma e così è stato nel nome della musica «che è il contrario della guerra perché non c'è guerra dove c'è la musica». È un polmone che torna a respirare, che grida all’unisono il Circo Massimo che vive dopo due anni di rinvii e di attesa, finalmente, il concerto di Vasco Rossi. E lui, il gladiatore, scende nell’arena con il sorriso stampato sulle labbra e nel nome di Russell Crowe, accolto da un boato rock che fa tremare i polsi alle rovine che circondano uno dei posti più belli al mondo.

«Siete uno spettacolo straordinario e il Circo Massimo è un posto bellissimo», urla felice Vasco, ripetendo la parola d’ordine di questo tour che è «finalmente». La prima delle due serate sold out per un totale di 140 mila spettatori - nessuno mai aveva fatto prima un doppio appuntamento, nemmeno i Rolling Stones - lascia senza fiato, nonostante l’aria non sia caldissima nella pur già torrida quasi estate romana. Il pubblico - compresi batterista e chitarrista dei Maneskin, Bebe Vio, Claudia Gerini, Marco Damilano tra i variegati vip - non è stremato da questa lunga attesa, anzi è come sempre eccitatissimo e stipato ovunque nell’immenso prato inclinato intorno al gigantesco palco che campeggia al centro in una vera e propria esplosione di luci (1.500 i corpi illuminanti) e di musica con una potenza audio da 750.000 watt.

Lui, Vasco, non si risparmia, per oltre due ore e mezza, concedendosi solo una piccola pausa, a partire dalla nuova XI comandamento e per finire come sempre con il cuore in mano e il pubblico oramai senza voce per l’immortale Albachiara. Oramai si sa, la sua splendida musica è un rito collettivo che attraversa le generazioni, dai nonni ai nipoti, dando senso e valore a quello che, qui più che mai nel cuore della capitale, è la rappresentazione di una rinascita in cui tutti si spera. Vasco non dimentica il suo inno alla pace - perché «la guerra è contro l’umanità» - (e alle femmine) anche se a parlare sono soprattutto le sue canzoni. In C'è chi dice no, con cui ribadisce il suo «Fuck the war! Stop the war!», e l’attualissima Gli spari sopra in solidarietà con chi sta soffrendo per una guerra che un senso non ce l’ha proprio: alle sue spalle appare una gigantesca piovra tentacolare metaforica. Lui ha il sorriso sulle labbra che gli lascia la serata epica sotto la luna piena, ma la sua musica è un ventaglio di emozioni che porta in questo tour in tutta la penisola fino a Torino dove si concluderà il 30 giugno.

Il concerto è un viaggio nel tempo, dall’album più recente che c'è quasi tutto ( l’ultima è Siamo qui), alle hit come La pioggia alla domenica, qui nella versione originale (quella con Marracash è sulle piattaforme digitali per Save the Children) e il singolo appena uscito, L'amore l’amore. Inedite a concerto le recenti Se ti potessi dire (2020) e Una canzone d’amore buttata via (2021) o anche perle tirate fuori dal baule degli anni '80: Amore aiuto, Blasco '82 doc. Non mancano ovviamente le sue ballad: Un senso, Stupendo, Siamo soli, Senza parole. Poi nella terza parte il clima si fa intimo.

Si vola alto, molto alto da Sballi ravvicinati del terzo tipo, cambio al basso: scende il Torre, Andrea Torresani, e sale il Gallo, Claudio Golineli, guest star. Brividi con sorprese che non ti aspetti, come Toffee atmosfera da unplugged. E poi Sally (sui megaschermi parleranno le immagini di cinque donne di cinque nazionalità diverse). Per i fuochi d’artificio finali: Siamo solo noi, Vita spericolata, Canzone e ovviamente Albachiara. Poi tutti un po' più ricchi sciamano via nella meravigliosa notte romana e oggi si replica. Vasco Live prosegue poi il 17 giugno a Messina (Stadio San Filippo), il 22 giugno a Bari (Stadio San Nicola), il 26 giugno ad Ancona (Stadio del Conero) e chiusura il 30 giugno a Torino (Stadio Olimpico). Tutte sold out, per un totale di oltre 676.000 biglietti venduti.

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