La polizia scientifica sa analizzando ogni angolo del nono piano della residenza universitaria Paolo Borsellino, a Torino, dove la notte tra sabato e domenica è stata aggredita e violentata la studentessa messinese di 23 anni.
Il piano dove si trova la stanza della giovane, è proprio accanto a una porta anti-incendio, di quelle allarmate, che però non sarebbe stata usata per la fuga. Le analisi tecniche sono una parte del lavoro degli investigatori per identificare l’uomo che ha bussato ed è riuscito a farsi aprire, per poi violentarla nella sua stanza nella residenza universitaria vicina al Politecnico, a poche fermate di metropolitana dal centro. La polizia ha acquisito tutti i filmati delle telecamere di sorveglianza della residenza e della zona.
Dai primi accertamenti, basati sul racconto della ragazza, si tratterebbe di una persona di colore, che i filmati individuano entrare e uscire dalla palazzina a distanza di circa un’ora. Gli investigatori vogliono far luce anche su come sia stato possibile per l’aggressore entrare nel campus. Tra le ipotesi investigative quella che l’uomo possa essere passato da un garage in via Vochieri, la strada che fa angolo con via Paolo Borsellino.
«I campus sono vigilati 24 ore su 24 - spiega Alessandro Ciro Sciretti, presidente Edisu (Ente regionale per il diritto allo studio universitario) - però abbiamo deciso di rafforzare la vigilanza non solo all’interno della struttura Borsellino, ma anche in altre strutture sul territorio della città di Torino. Sono in contatto con il ministro Anna Maria Bernini, che sta seguendo da vicino la vicenda». E proprio il ministro dell’Università sarà nel capoluogo piemontese domani (giovedì 2 novembre) per esprimere vicinanza alla ragazza e al territorio.
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