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Eolie, oltre 200 pratiche di condono edilizio bocciate dalla Soprintendenza

Nelle isole Eolie, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, oltre 200 pratiche di condono edilizio bocciate dalla Soprintendenza di Messina. I provvedimenti sono stati trasmessi all'ufficio illeciti del Comune di Lipari che sta provvedendo a notificare le ordinanze di rigetto.
Ma per la “querelle” che va avanti da circa 20 anni, si preannunciano una valanga di contenziosi, anche perché i Comuni e lo Stato a seguito del rigetto del condono edilizio dovrebbero rimborsare i cospicui oneri concessori (anche circa 10 mila euro cadauno), pagati dagli isolani per il rilascio del condono ed il relativo danno ambientale richiesto dalla Soprintendenza come condizione tassativa per concedere il parere favorevole.
I provvedimenti sono la conseguenza della sentenza n.252/2022 della Corte Costituzionale che ha bocciato la legge con cui la Regione Sicilia nel 2021 aveva riaperto i termini per il condono edilizio delle opere abusive realizzate nelle aree sottoposte a vincoli idrogeologici, culturali e paesaggistici.
La stessa Corte ha ritenuto le norme della Regione lesive della riserva allo Stato della tutela dell'ambiente, «in quanto in contrasto con la normativa statale di riferimento», il decreto-legge 269 del 2003,
Complessivamente nella Regione Sicilia ci sarebbero almeno 100 mila istanze di condono depositate proprio alla luce della normativa dichiarata incostituzionale, che dovranno essere rigettate, avendo la dichiarazione d'incostituzionalità effetto retroattivo.
La Corte, ha dichiarato inoltre incostituzionale con la sentenza 251, anche una disposizione che, in assenza di un piano paesaggistico elaborato congiuntamente dallo Stato e dalla Regione, consentiva l'ampliamento della superficie dei fabbricati da destinare ad attività agroturistiche
Anche la denuncia di inizio attività a distanza di anni potrebbe essere dichiarata inefficace e rendere abusive le opere compiute. L'ultima parola, adesso potrebbe spettare al governo centrale per sanare il vuoto normativo che è venuto a crearsi con la dichiarazione d'incostituzionalità emessa dalla Regione e soprattutto per evitare “contenziosi milionari”.

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