Sullo Stromboli i flussi lavici sono poco alimentati, ma continuano i crolli e distacchi di materiale che arrivano in mare. L’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, Osservatorio Etneo, rileva che dalle osservazioni su terreno effettuate da personale Ingv da ieri sera, risulta che lo scenario eruttivo rimane pressoché invariato.
Nel dettaglio: i flussi lavici continuano ad essere poco alimentati e i fronti non sono avanzati attestandosi a circa 400 metri sul livello del mare. Continuano ad osservarsi frequenti crolli e distacchi di materiale dal canale lavico eroso dai flussi e dal fronte stesso che arrivano velocemente in mare. Dal punto di vista sismico, nel corso delle ultime ore, l’ampiezza media del tremore vulcanico ha mostrato varie fluttuazioni nei livelli medio-basso e medio-alto ed attualmente si attesta nel livello medio-basso. Il segnale della stazione clinometrica di Timpone del Fuoco ha registrato una variazione che gradualmente ha cumulato circa 0.2 microradianti per poi rientrare del tutto.
Ricercatori Ingv presenti a Stromboli hanno effettuando sopralluoghi lungo la sciara del fuoco, sia da terra che da mare, con il supporto di una motovedetta dei carabinieri. In evidenza l'andamento dell'attività eruttiva in corso e lo stato attuale della sciara, al cui interno si è formata un’incisione piuttosto significativa che convoglia in grandissima parte il materiale piroclastico emesso e quello eroso dall'area craterica e dal versante.
Il vulcanologo dell’Ingv di Catania Mario Mattia afferma che «al momento non ci sono rischi per la popolazione. Il tremore vulcanico si attesta su valori medio alti, e ha delle fluttuazioni legate alle dinamiche del magma nella parte più alta dei condotti». Nicola Casagli, geologo, monitora il vulcano direttamente dal suo smartphone. «Al centro per la Protezione civile di UniFi - dice il professore - su Stromboli abbiamo due radar, in grado di monitorare ogni movimento. Poi ci sono tante altre strumentazioni di altri enti di ricerca, fra cui l’Ingv. Ecco, da giorni e giorni c’erano piccoli rigonfiamenti, frane, tremori sismici e deformazioni. Tutti segnali del fatto che il livello del magma dentro il condotto fosse molto alto. Ma in casi come questi, nove volte su dieci non succede nulla - prosegue Casagli - ecco perché l’evento è stato improvviso. Gli strumenti hanno rilevato un rigonfiamento nella parte alta del vulcano alle 7,50 dell'altro ieri mattina (9 ottobre, ndr). Rigonfiamento terminato alle 9,28 quando si è rotto l’anello del cratere e da lì è traboccata la lava, insieme ad una nube ardente. Di rigonfiamenti come quello - aggiunge Casagli - ce ne sono tanti. Insomma, non era un allarme chiaro. Stavolta, a “lavorare”, è stato solo uno dei due radar presenti: quello a 190 metri di altezza. Quello a quota 400 purtroppo non era attivo - dice il geologo -, la linea elettrica di alimentazione è stata coinvolta negli eventi alluvionali dello scorso agosto. E ancora non era stato possibile ripristinarlo. A meno che la situazione non precipiti all’improvviso, siamo ancora lontani dall’allerta rossa, che prevede l’evacuazione parziale o totale dell’isola».
Sull'isola ci sono circa 600 persone tra isolani e turisti e diversi sono i vaporetti e yacht di curiosi che affollano l'area limitrofa alla sciara del fuoco ove si ammira la spettacolare eruzione del cratere. Il tenente di vascello dell'Ufficio circondariale marittimo di Lipari Mario De Bellis fa perlustrare lo specchio d'acqua da una motovedetta e fa diffondere continuamente, sul canale 16 Whf, un messaggio con il quale si raccomanda che occorre navigare ad una distanza minima di due miglia dalla costa sottostante la sciara del fuoco. E lo spettacolo continua.
Video fornito da Notiziarioeolie.it
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