«Ciò che è avvenuto in queste ore sull'isola di Stromboli suona tragicamente come la cronaca di un disastro annunciato». Così si apre la lettera che Rita Oliva, presidente della pro loco Amo Stromboli, ha indirizzato alle autorità competenti, al dipartimento della protezione civile siciliana, al comando del corpo forestale della Regione, al dipartimento dell’Ambiente, al prefetto e al sindaco della città di metropolitana di Messina. L'isola è ancora immersa nel fango dopo l'ondata di maltempo dell'11 e 12 agosto. E intanto a Stromboli sono arrivati volontari della protezione civile con mezzi idonei, come scavatrici, pale e altri strumenti, per dare una mano alla popolazione ancora in grandissima difficoltà.
Nella lettera della pro loco si continua ad urlare allo scandalo, che ha ormai preso il posto della paura fra gli abitanti dell’isola, e si denunciano i mancati interventi per garantire la sicurezza. Infatti, si continua a leggere, «già dai primissimi giorni successivi al disastroso incendio del maggio scorso, ci siamo attivati per fare sentire la nostra voce alle autorità competenti, per far sì che venissero prese in seria ed urgente considerazione quelle misure idonee ed indifferibili a contenere gli inevitabili danni che la mancanza di vegetazione poteva ulteriormente provocare».
Subito dopo il temporale che ha trasformato l'isola in un inferno di fango, la stessa Oliva aveva ricordato l'allarme lanciato dopo l'incendio di maggio (durante le riprese di una fiction Rai). Già in quella circostanza la pro loco aveva chiesto interventi per bonificare la zona senza però avere risposte.
«Il terreno sovrastante l'abitato, prevalentemente sabbioso e nella sua maggiore estensione non coltivato, privo del naturale contenimento dovuto alla vegetazione sarebbe inevitabilmente dilavato a valle, così come è puntualmente avvenuto - si legge nella lettera -. Alcuni punti di naturale incanalamento delle acque, in località note a tutti gli isolani non sono stati per nulla messi in sicurezza, né ripuliti dai detriti, ed in questo frangente, anche quella che teoricamente doveva essere una discarica dismessa ha tracimato a valle, verso una nota area balneare rifiuti di ogni sorta».
Adesso si torna a chiedere interventi, prima che ulteriori detriti e fango concludano l’opera: «La popolazione non può attendere. Occorre un provvedimento d'urgenza che renda liberi i naturali canali di deflusso, ripristini i sentieri e quelle opere che per secoli hanno reso sicuri i costoni della montagna. L'intera isola, con esclusione delle aree abitate è riserva naturale orientata. Occorre - si continua a leggere - che i responsabili di questo prezioso ecosistema, gli unici, in quanto gestori dell’aria, che possono e devono intervenire, si facciano parte diligente affinché il territorio venga quotidianamente tutelato a garanzia della sua conservazione e della incolumità di quanti sull'isola vi abitano, lavorano, tengono il riferimento dei propri affetti e di quanti vengono a trascorrere le vacanze sull’isola».
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